CONTANO ANCORA QUALCOSA?

19.04.2011 10:45 di  Marco Gori   vedi letture
CONTANO ANCORA QUALCOSA?
FirenzeViola.it
© foto di Alberto Fornasari

Che Firenze sia una piazza difficile ormai lo si sa. Ma la devi prendere così com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti. E con i suoi pregi o difetti puoi amarla od odiarla. Ma non la si potrà mai ignorare. Perché a quel punto sarà lei ad ignorare te, e con lei avrai chiuso per sempre, qualsiasi cosa o chiunque tu sia. Firenze è capace di riempire lo stadio in Serie C2 -per vedere in campo undici giocatori che si cimentavano in uno sport che era solo un lontano parente del calcio vero e proprio, ma undici atleti che su una maglia anonima portavano un simbolo che anonimo certo non lo era e mai lo sarà- ma è capace anche di snobbare una sfida contro l’avversario di sempre. Firenze ha le sue “fisse”, può innamorarsi di un onesto mediano come Beppe Iachini e prendere in antipatia dei veri fuoriclasse. Perché Firenze è tutto fuorché una città ingrata. E per gratitudine ai Della Valle ha cambiato anche in parte il proprio volto, contribuendo a trasformare il “Franchi” da uno degli stadi più “caldi” d’Italia ad un salotto dove regnano il fair play e la disciplina. E per i Della Valle sarebbe ancora in grado di fare molto. Ma aspetta un segnale, che però tarda sempre più ad arrivare. Di coloro che hanno in mano le redini della società apprezziamo da sempre alcuni principi, come quello per cui i contratti si rispettano da una parte e dall’altra; quelle di non cedere Toni all’Inter nell’estate del 2006 e Mutu alla Roma in quella del 2008 sono decisioni che dal punto di vista tecnico continuano a lasciare perplessi, ma rappresentano anche i segnali di una forza che pochi presidenti hanno. Così come fu un gesto di grande signorilità ed onestà quello di affidare, nel gennaio del 2004, una squadra nuova di zecca ad Alberto Cavasin prima di esonerarlo. Ma a tutto c’è un limite. Nessuno pretende che i Della Valle cambino il loro modo di essere, anzi, vorremmo che certi comportamenti, certi modi di porsi tornassero prepotentemente di attualità. E nessuno si sogna di chiedere loro di accontentare seduta stante coloro che domenica hanno invocato l’esonero di Sinisa Mihajlovic.

Ma, come abbiamo detto prima, Firenze non può essere ignorata. Se Della Valle sostiene di non aver sentito quel “Sinisa, salta la panchina” non abbiamo motivo per non credergli. Ma ora lo sa che certi cori ci sono stati. Della Valle non può certo impedire al proprio allenatore di cenare con Roberto Mancini. E, da cronisti, riteniamo che ognuno abbia il sacrosanto diritto di dedicare il proprio tempo libero a chi meglio crede. Ma siamo sicuri che la notizia di questa cena non contribuirà certo a fare alzare l’indice di gradimento della tifoseria nei confronti del tecnico serbo. Saranno “fisse”, va bene, ma, lo ripetiamo, Firenze è così, prendere o lasciare. E se riportare la città allo stadio è uno degli obiettivi principali della società, ecco che allora occorrerà che quest’ultima alla città venga incontro. E lasciamo stare vessilli con cui colorare Firenze o foto storiche da cambiare nella sede, quello che i Fiorentini chiedono è che li si affronti nello stesso modo in cui loro sono soliti affrontare la vita: dicendo le cose in faccia, in maniera un po’ rude ma sempre schietta e onesta. E siccome siamo sicuri che l’onestà sia una dote che fa parte del patrimonio dei Della Valle, ebbene, è giunto il momento che questi ultimi prendano il coraggio a due mani ed affrontino delle problematiche che è ormai impossibile ignorare. Mihajlovic non ha il pieno gradimento della piazza, Mihajlovic non ha fatto bene in questa stagione: questi sono dati di fatto. Il che non significa che il 42enne di Vukovar non sia un buon allenatore, e nemmeno che lo si debba per forza sostituire. Ma liquidare la questione con un “ha un contratto” stavolta è impensabile. Firenze si aspetta e si merita ben altro.