CONCETTI DIVERSI DI FORZA
"Vogliamo rivedere la squadra forte e promettente vista nella prima parte della stagione" recitava il comunicato di lunedì scorso che è stato il preludio alle dimissioni di Stefano Pioli. Una richiesta lecita, se non fosse che di "forte e promettente" anche contro il Bologna si è visto poco o niente. E' chiaro che Vincenzo Montella non possa fare miracoli in tre giorni, sarebbe chiedergli troppo. Allo stesso tempo però è giusto fare una valutazione lucida e serena degli interpreti della rosa viola. Il concetto di forza, come il calcio in generale, è totalmente interpretabile, ma negare l'evidenza di una squadra normale, è prima di tutto controproducente.
A parte Chiesa, qualche sprazzo di Veretout e le invenzioni intermittenti di Muriel, è evidente come la Fiorentina sia una squadra normale, sicuramente superiore rispetto al Bologna, ma comunque in linea con la sua attuale classifica. L'addio di Pioli è arrivato anche per questo motivo, per una valutazione del suo lavoro fatta come se la squadra fosse stata costruita per andare in Europa senza se e senza ma. Trasformare la normalità in qualcosa di meglio non è da tutti e forse, da imputare a Pioli, c'è proprio questo, l'essere un allenatore in linea con i risultati ottenuti dalla squadra.
Dopo il match di oggi però sarebbe bene che, anche da parte di chi ha redatto il famoso comunicato, arrivasse una presa di coscienza. Una squadra forte, contro il Bologna vince. Una squadra promettente, anche. Una squadra forte non sta mesi senza vincere in casa. Una squadra promettente, anche. I passi in avanti, oggi non ci sono stati. I viola hanno giochicchiato in attesa dell'invenzione del singolo, sintomo che per dare una scossa a questi ragazzi, serve effettivamente qualcosa in più del solo ritorno dell'Aeroplanino.