COL SENNO DI POI
Resta poco e resta molto al termine di Fiorentina-Milan. Nel bene e nel male. Con un interrogativo, però, che suona sinistro tanto quanto talune previsioni della vigilia. E se chi di mestiere fa il tifoso ha il legittimo diritto d'insospettirsi, chi dovrebbe raccontare le vicende pallonare dovrebbe poterlo fare con la dovuta serenità. Senza dubbi da sciogliere di fronte a evidenti accadimenti. Come quelli messi in fila dal Tagliavento di turno. Più o meno gli stessi dei quali l'intera tifoseria viola aveva il timore. Perchè poi finisce che anche chi racconta si ritrova senza spiegazione, e giustificazione a quanto osservato.
C'è stato un momento, e deve averlo vissuto anche lo stesso Tagliavento, in cui la sudditanza psicologica verso chi rincorre un posto del quale non può fare a meno per mero bisogno di bilancio o esclusivo pregio di tradizione è andata oltre. E chissà, forse persino il chirurgico direttore di gara spedito al "Franchi" si è reso di conto di averla combinata troppo grossa. Nell'espellere Tomovic, certamente, ma anche nel portare avanti una direzione di gara che per tutto il primo tempo è stata evidentemente a senso unico.
Tanto che nella ripresa, dopo la scommessa sussurrata da Montella, su almeno un paio di situazioni, l'inaspettato protagonista della domenica fiorentina si è sentito in dovere di rifondare il bonus di fiducia tolto a giocatori e tifosi viola. Difficile, in altri termini, immaginare che a quel punto l'arbitro si sarebbe preso l'ulteriore briga di rompere di nuovo l'equilibrio di un pareggio, magari concedendo un rigore al Milan su fallo di mano di Roncaglia che pareva evidente. Dal timore reverenziale verso i colori rossoneri, Tagliavento, in pratica, ha cambiato pelle nel secondo tempo riuscendo nell'impresa di danneggiare sua maestà il Milan.
Riflessioni sottili, volendo discutibili e opininabili. Lontane comunque anni luce da quelle che dovrebbero essere le dinamiche che decidono una partita. Come il pressing, la tattica, le verticalizzazioni eccetera eccetera eccetera. Ma dopo una settimana in cui una città intera si è interrogata su quanto sarebbe stata regolare la sfida di ieri con i rossoneri, come si fa a sostenere che in realtà si sbagliavano i soliti "malpensanti"? Col senno di poi, chi davvero aveva già capito tutto di quanto sarebbe successo nella sfida più importante, contro i rivali più importanti?