CHE NOIA
E' un ritorno mogio quello da Cesena. Niente movida sulla riviera Romagnola, nessuna risposta adguata al terreno sintetico, anzi, semmai è stato il contrario. Se tutti dicevano che, al limite, il pallone sarebbe corso via più veloce vien da pensare che, con i passaggi facili-facili, la Fiorentina sia riuscita a disinnescare pure l'erba sintetica del "Manuzzi". Peccato che, anche alla luce di venti minuti di superiorità numerica per gentile concessione del Signor Mutu, servisse ben altra prestazione e ben altro risultato.
Lo striminzito pareggio porta con sè una Fiorentina asfittica, quasi mai incisiva e determinata. Montolivo con la testa altrove, o quanto meno al piccolo passo, Jovetic che ha ancora bisogno di tempo, e forse di un'altra posizione, per essere cattivo sotto porta, Cerci che incappa in una domenica grigia. E ancora Behrami che davanti alla difesa ha i suoi problemi a riavviare la manovra. Nel mezzo qualche tentativo apprezzabile di Silva, ma qualcosa di più è lecito attendersi, e una difesa che tiene anche grazie a due traverse centrate da Guana e Candreva.
Francamente molto poco per le ambizioni di una Fiorentina che vuole ritrovare l'Europa. Per rilanciare i propri campioni che come Jovetic vogliono ancora crescere a Firenze, e per trovare nuove opportunità come uno stadio nuovo e quel che comporterebbe. La Fiorentina di oggi stenta a trovare gioco da più di un anno, a dispetto di un ciclo che la società ha definito chiuso ma che fatica dannatamente a rinascere. Manca sempre qualcosa a questa squadra, e il più di volte trattasi di organizzione di gioco, schemi, idee, sovrapposizioni, e tutte quelle altre dinamiche che consentono a un gruppo di mettere sotto gli avversari.
Modulo o non modulo la Fiorentina di Mihajlovic continua ad affidarsi ciecamente alle sgroppate di Cerci, ma se l'esterno non gira son dolori. Anche perchè, in questo modo, dall'altra parte Jovetic sembra sempre alla disperata ricerca di una posizione più congeniale. Nel finale, Sinisa, ha provato anche a sbilanciare la squadra, con Ljajic, ma il possesso palla era della formazione di Giampaolo, orfana dell'espulso Mutu. Risultato, evidentemente, di meccanismi diversi in casa bianconera, a differenza di quelli che, da più di un anno, stentano a oliarsi in quella viola.
Urgono, ancora una volta, inversioni di marcia, o più semplicemente ulteriori passi in avanti per crescere. Perchè giocare come ha fatto oggi la Fiorentina a Cesena, di certo, oltre a ridimensionare qualsiasi ambizione, non riporterà questo gruppo in Europa. Mihajlovic, ormai lo sappiamo, sembra non preoccuparsi troppo di eventuali contestazioni. "A Firenze ci si fa l'abitudine" ha aggiunto nel dopo gara di Cesena. Il problema vero, però, è che i tifosi si stanno abituando anche alla noia che sovente accompagna le prestazioni di questa squadra, ancor di più in trasferta.