CASA DOLCE CASA
Pronti, via. Si riaccendono i riflettori sull’Europa League. La Fiorentina torna a casa, nella sua competizione, quella che l’ha vista protagonista nelle ultime tre edizioni. Un ottavo, una semifinale e i sedicesimi contro la corazzata Tottenham. Bagaglio pieno di emozioni, notti, soprattutto momenti memorabili. Sempre più carico di esperienza, anno dopo anno. Con Montella un vero e proprio habitat naturale, cammino praticamente perfetto ma con effetti collaterali per il campionato. Lo scorso anno la partenza impressionante in Serie A, ha invece inciso sulle decisioni di Sousa e complicato maledettamente l’avventura viola in Europa. Col senno di poi una scelta che non ha pagato, ma con la Fiorentina incredibilmente prima in classifica e il gioco scintillante della squadra, chiamarlo errore sarebbe ingeneroso.
Dopo E, K, I adesso tocca al J. Non serve comprare una vocale quindi, l’avventura della Fiorentina nel Girone J parte domani contro i greci del PAOK Salonicco. Poi Qarabag e Slovan Liberec. Questi gli avversari, sulla carta poco temibili, della squadra di Sousa. Obiettivo: chiudere la pratica il prima possibile, mettere il pilota automatico e risparmiare energie preziose in vista della seconda parte di stagione. La storia della Fiorentina nella fase a gironi della nuova Europa League parla di dodici vittorie, tre pareggi e tre sconfitte. Due primi posti e un secondo. La curva di punti, gol fatti e vittorie, fa però registrare un’inclinazione verso il basso anno dopo anno. Il ritorno in Europa con Vincenzo Montella a tre stagioni di distanza, fu praticamente perfetto durante la fase a gruppi. Nessuna sbavatura, cinque vittorie e un solo pareggio in casa contro i portoghesi del Paços Ferreira a qualificazione già archiviata. Sedici punti, dodici gol fatti e appena tre subiti. Una schiacciasassi, fermata poi soltanto dalla Juventus pluricampione d’Italia agli ottavi di finale. Primo posto anche nella stagione successiva. Spazzati via Guingamp e Dinamo Minsk nella prime due giornate, l’avversario più ostico fu proprio quel PAOK che i viola incontreranno domani sera. Vittoria esterna di misura firmata Juan Manuel Vargas, pareggio al Franchi acciuffato allo scadere con Pasqual. Tredici punti, undici gol fatti e quattro subiti.
Lo scorso anno il cammino più incerto con la qualificazione in ballo fino all’ultima giornata. Inizio schock con le due sconfitte in casa contro Basilea e Lech Poznan, in mezzo il poker rifilato al Belenenses. Poi un altro stop con il pareggio in terra elvetica macchiato dall’espulsione di Roncaglia e infine lo striminzito, ma decisivo 1-0 contro i portoghesi all’ultima giornata. Il picco minimo. Dieci punti e secondo posto alle spalle del Basilea. A Nyon l’urna condannò la Fiorentina al sedicesimo di febbraio contro il Tottenham, squadra piena di talento e nei fatti fuori dalla portata dei viola. Il calo d’intensità ed “emozionale”, il calendario con Roma e Napoli a ruota, il tracollo clamoroso nel gioco e nei risultati di lì in poi. Tante indicazioni per Sousa e il suo staff. Il girone è tutt’altro che proibitivo, ma sottovalutarlo sarebbe un errore imperdonabile.