C'ERAVAMO TANTO AMATI
E’ passato solo un anno, da quando Firenze - in un calcio di mercenari - si era trovata a scrivere la favola bella del “portiere tifoso”, convinta del “e tutti vissero felici e contenti”.
Invece, in questo 2013 senza primavera, è venuto a mancare anche l’happy end.
La storia d’amore fra Emiliano Viviano e la Fiorentina è giunta al capolinea.
La convivenza, sulla carta perfetta e quasi fisiologica, si è presto rivelata non facile, costellata di alti e bassi, di mormorii e delusioni.
Un anno fa Firenze si era infiammata per l’arrivo del ragazzo che aveva coronato il sogno.
“Lui, lei e la maglia viola”: il titolo ideale per un film di sicuro successo.
Emiliano aveva tutti i requisiti per essere il principe che la piazza aspettava per la Fiorentina.
Dal vivaio alle partite vissute in Curva Fiesole, dalla figlia chiamata Viola a quel giglio tatuato sul cuore: tutto faceva pensare a un matrimonio felice e duraturo.
Oggi, invece, quella maglia tanto desiderata Viviano dovrà chiuderla nella valigia dei ricordi più belli e consegnare, ad un altro, le chiavi della porta gigliata.
Situazioni economiche impongono scelte diverse…parole e musica di Sandro Mencucci.
Non è l’uomo in discussione, verso il quale la Società dichiara stima e affetto, ma il suo rendimento professionale, ritenuto non congruo all’esoso riscatto imposto dal Palermo.
La presenza fra i pali di uno del popolo viola aveva scaldato il cuore a molti. Talvolta, però, essere tifosi può rivelarsi non solo un onore ma anche un onere che non tutti hanno spalle sufficientemente larghe per sopportare.
Viviano non è stato all’altezza delle aspettative.
La Società non ha fatto sconti e la stessa Firenze non è stata tenera.
Storicamente madre severa con i propri figli, ha preteso quel qualcosa in più, frutto naturale di una fede condivisa, più che delle oggettive capacità tecniche del giocatore.
Per alcuni vestire la maglia della propria città è uno stimolo…per altri una responsabilità che rischia di far giocare male le proprie carte e gettare alle ortiche quell’unica opportunità che la vita concede.
La Fiorentina e Firenze si aspettavano di più.
L’arrivo al fotofinish con il Milan, a molti, ha fatto rimpiangere alcuni punti persi per strada anche a causa di prestazioni in porta non proprio impeccabili.
Il rimpianto, si sa, con il tempo, può trasformarsi in rabbia, per poi mutare, rapidamente, in rifiuto.
Il portiere, seppur dall’altra parte del campo, è determinante come l’attaccante.
Se uno ha il compito di fare gol, l’altro ha quello di evitare di subirlo e, alla fine della partita, l’importanza dei due ruoli si equivale.
In tutta onestà quest’anno Viviano, in una annata bellissima per la Fiorentina, non è mai stato il valore aggiunto che tanti auspicavano. Non ha mai portato punti pesanti e questo, alla fine, ha pesato sul giudizio della piazza che vuole qualcosa di più.
Quando la posta in palio diventa alta, i buoni sentimenti e le favole belle non hanno diritto di cittadinanza.
Alle volte si comanda anche al cuore... alle esigenze tecniche no.