BUONSENSO E PRINCIPIO
Fumata nera. La seconda nel giro di poche ore. La trattativa che potrebbe portare Vincenzo Montella alla Sampdoria si è conclusa anche ieri con un nulla di fatto, senza che né la Fiorentina né il club blucerchiato abbiano compiuto passi in avanti. Per arrivare a questa conclusione (per certi aspetti ampiamente pronosticabile) ci sono però voluti addirittura due incontri. Il primo, in mattinata, tra il manager dell’aeroplanino Alessandro Lucci e l’avvocato Romei (rappresentante della Samp) ed il secondo nel tardo pomeriggio con anche il presidente Cognigni collegato telefonicamente. Il nodo da sciogliere resta ovviamente quello relativo alla clausola rescissoria, un vincolo penale che la Fiorentina ha già deciso di abbassare da 5 a 3 milioni di euro ma che Ferrero non è fisicamente in grado di poter coprire. Un bel guaio per il club doriano, che dopo aver dato il benservito a Zenga resta ancora alla ricerca del sostituto dell’uomo ragno con le idee piuttosto confuse, visto che oltre al profilo dell’aeroplanino sono stati vagliati quelli di Delneri, Corini e Guidolin. Tre figure totalmente diverse da quelle del tecnico di Castello di Cisterna, che già da tempo ha dato il suo sì alla Samp e aspetta solo di liberarsi dal (ricco) contratto con la Fiorentina.
Le parti torneranno ad aggiornarsi nella mattinata di oggi, sempre via telefono, ma difficilmente potrà essere trovata una soluzione a breve. Primo perché la Fiorentina non è intenzionata a far calare ulteriormente il valore della clausola, secondo perché Ferrero non vuole offrire oltre il milione di euro già proposto e terzo poiché al momento l’ipotesi di inserire nella trattativa anche delle contropartite tecniche (il tanto chiacchierato Soriano su tutti) non è stata presa ancora in considerazione dal club viola, che preferirebbe avere capitali freschi da poter investire nel mercato di gennaio. Una faccenda intricata, dunque, con la Fiorentina che resta con il coltello dalla parte del manico e con due soli epiloghi all’orizzonte: il buonsenso ed il principio. Perché se da un lato risparmiare sei milioni lordi di ingaggio (più eventuale conguaglio) permetterebbe ai Della Valle di presentarsi nella sessione di gennaio con un bel gruzzoletto da parte, dall’altro la storia dei dirigenti marchigiani insegna che il valore di un contratto, di una firma o di un secco “no” spesso sono molto più importanti di tante altre parole. Chiedere a Toni, Mutu, Jovetic e Ljajic per avere conferma.