BUON COMPLEANNO, Grandissimo Rui Costa!

29.03.2008 07:02 di  Tommaso Loreto   vedi letture

Qualcuno, nel lontano 1994, lo aveva già notato. Nel corso di una doppia sfida che vedeva impegnato il Parma contro i portoghesi del Benfica. Tra loro un centrocampista ventiduenne dalla spensierata raffinatezza tecnica. In grado di dettare i tempi e sapersi imporre in mezzo al campo come un esperto e navigato regista. Cresciuto nelle giovanili del Benfica ma in procinto di affacciarsi sul grande palcoscenico del calcio internazionale. In quell'estate, a ridosso di un 95/96 che avrebbe regalato una vittoria attesa decenni, Manuel Rui Costa firmò per la Fiorentina. Fisionomia lusitana, un'inevitabile, quanto originaria, malinconia nello sguardo, specchio di una cultura storicamente riflessiva e cullata da ideali pessoani ed echi di fado, lunghi riccioli. Si racconta che il suo primo allenatore fiorentino, Claudio Ranieri, spesso gli domandasse se simulava di correre in salita. Eppure, di contro a un inevitabile periodo di ambientamento iniziale, il ragazzo metteva in mostra eccelse doti tecniche, a tratti forse discontinue, ma indiscutibilmente di grande calibro.
Un signor giocatore che, come tutti, necessitava di solo tempo e fiducia per crescere a dismisura. Dall'undici settembre del 1994, Genoa-Fiorentina 1-1, Firenze cominciò ad ammirare Rui Costa, fino a quando, in una grigia domenica, contro il Padova, arrivò anche il suo primo gol. Una staffilata sotto la traversa che fece esplodere il Franchi mentre il ragazzo di Lisbona correva impazzito fino a metà campo. Da allora fu amore. Giorno dopo giorno, partita dopo partita, stagione dopo stagione, furono ben sette in maglia viola, Rui Costa divenne l'altra metà del cielo fiorentino. Insieme al nuovo re di Fiorenza, Gabriel Batistuta, Rui disegnava calcio e sfornava assist. E in quel suo prediligere il servizio al compagno, il passaggio smarcante, il tocco di classe per Batigol, c'era tutta la sua grandezza. Quella che spetta ai più nobili d'animo, le cui luci della ribalta non sono autocelebrative, ma semplicemente dovute. Si discuteva, vero, sulla posizione, sulle sostituzioni, ma la gente lo amava, e non solo per quello stile, per quella disarmante facilità nelle verticalizzazioni, per quell'incedere da pensatore di calcio, per quel dieci sulle spalle. Anche e soprattutto per come lui stesso ricambiava tutto questo. Anche fuori dal rettangolo di gioco. Mai una polemica, mai un guizzo fuori dalle righe, solo affetto, ricambiato. Come quando, l'undici agosto del 1999, uno stadio stracolmo di tifosi per toccare con la mano la Champions League, a dispetto delle vacanze, si alzò in piedi per applaudire il suo terzo e definitivo gol nel preliminare contro il Widzew Lodz. Una serpentina in mezzo agli avversari, sotto la tribuna, conclusa con il rasoterra impredibile. Sette stagioni nelle quali Firenze ha ballato la "Portoguesa" grazie a un grande interprete, uno straordinario direttore d'orchestra, un grande calciatore, e un grande uomo. Che quando ha salutato la sua città adottiva ha commosso 30000 persone con le sue lacrime. Trentamila, e anche di più, abbracci che la Redazione di FirenzeViola.it, come tutti i tifosi gigliati del resto, oggi gira a Rui Costa per augurargli Buon Compleanno.