BATISTUTA, QUI MI SENTIVO VIVO ANCHE SENZA VINCERE. ROMA...

30.10.2018 13:55 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
Fonte: dall'inviato Dimitri Conti
BATISTUTA, QUI MI SENTIVO VIVO ANCHE SENZA VINCERE. ROMA...

Gabriel Batistuta, indimenticabile numero nove della Fiorentina e non solo, presenta il docu-film sulla sua vita "El Numero Nueve", nella splendida cornice di Palazzo Vecchio. Ecco le sue parole, inizialmente a proposito del film: "Quando mi hanno proposto l'idea mi è piaciuta. Ma non per raccontarmi: non mi piace parlare di me, e neanche che la gente lo faccia. Ma solo perché potevamo far vedere ai bambini della mia città che, quando c'è la volontà, tutto è possibile. Come attore però non ho la stessa passione del calcio. Provo comunque a fare del mio meglio. Sarà una bella storia, e questo mi fa piacere. Non sono mai davvero venuto via da Firenze: gli applausi mi ricordano quando entravo in sala stampa da calciatore. L'altro giorno parlavo con mia moglie: sono passati tanti anni ma la gente mi vuole bene sempre di più. E capisco perché si sono arrabbiati tanto quando sono andato alla Roma. La prima impressione che ho avuto di Firenze è stata bruttissima: da noi in Argentina tutto ciò che è antico viene buttato giù. C'è una mentalità diversa. Dopo due mesi ho cominciato ad apprezzare e capire la città e i fiorentini. Sono successe più cose che mi hanno legato: ho capito che la città teneva tanto alla Fiorentina e che valeva lottare per questi colori. Così sono andato avanti per dieci anni. E ne è valsa la pena perdere le caviglie per questo affetto".

Sul film: "Ci tengo a raccontare i sacrifici che ho fatto anche da bambino, le copertine dei giornali sono solamente la punta dell'iceberg".

Sulla reazione attesa: "Speriamo di trasmettere la semplicità con la quale vivo io le cose. Anche Pablo (il regista, ndr) si è accorto della mia normalità e la gente deve sapere questo. Non sono una superstar. Ho gli stessi amici di sempre, vivo dove sono nato ed ho imparato tante cose. Non parlo come parlavo quando avevo vent'anni, ed oggi tocca a me raccontare. Non sto facendo l'attore, non mi metto nei panni di un altro: faccio me stesso. E questo mi facilita".

Sulle torture del regime Videla in Argentina: "Non le percepivo, ero troppo giovane. In Argentina non se ne parlava, si è cominciato a farlo negli ultimi venti-venticinque anni. Neanche i giocatori del Mondiale '78 ad esempio lo sapevano".

Cosa verrà fuori dal film del Bati a Firenze: "I dubbi che mi sono venuti appena arrivato, le sensazioni vissute da quel momento fino a quando non sono andato poi a giocare da un'altra parte. L'amore che la gente ha dato nei miei confronti, quello che penso di poter ridare indietro: mi sento più tranquillo e socievole. Sarà tutto molto semplice da raccontare ma emozionante da vedere".

Su cosa provoca oggi il calcio a Batistuta: "Anche oggi mi provoca emozioni, soprattutto nelle finali. Una vittoria lo è sempre, e anche vedere giocatori che festeggiano".

Su Fiorentina-Roma di sabato: "La prima volta che sono venuto in Italia era il Torneo di Viareggio con una squadra argentina, feci una foto sceso a Roma accanto a un cartello come se fosse una coppa. Quindi andammo al Franchi, a Firenze, a vedere... Fiorentina-Roma! Mi farebbe piacere sia che vincesse la Fiorentina che la Roma. Sono un tifoso della Fiorentina, quindi ci tengo, ma non per quello voglio il male della Roma. La gente lì mi ha accolto comunque molto bene, ed ho passato due anni belli. I romani rispettano il fatto che io a Firenze sia a casa".

Sulla sua presenza sabato: "Il regista lo vorrebbe. Ma anche io vorrei venire a vedere la partita".

Sulla Roma e Dzeko: "Quest'ultimo è un grande calciatore e non gli devo consigliare niente. La Roma può fare qualsiasi cosa, uscire dalla Champions o vincerla. Ha una squadra per fare grandi cose ma non ha avuto continuità finora. Se passa il gruppo può dare fastidio a qualsiasi squadra".

Sul duello Dzeko-Simeone: "Giovanni ancora deve fare carriera. Per quello che so sta lavorando e ci sta mettendo l'impegno ma Dzeko è più affermato e più maturo".

Su Icardi: "In Argentina se la lottano lui e Higuain anche se Mauro ha più chance perché è giovane. Mi piace tanto: non si vede molto in partita ma segna. I tifosi dell'Inter saranno felici di averlo in squadra".

Su Maradona: "Mi dispiace aver giocato poco con lui. Non so se sono arrivato tardi io, o presto lui. Le partite che ho fatto con lui le ho volute e ringrazio chi me le ha fatte fare. Ci ho vissuto belle esperienze ed anche una bruttissima come i Mondiali del '94. Diego per noi argentini è il calcio. Alcuni non condividono i suoi pensieri, ma io lo apprezzo come calciatore ed anche come persona, perché so da dove viene e dove ha vissuto. Lui è nato famoso".

Su Cristiano Ronaldo e il dualismo con Messi: "Se posso prendo tutti e due, se devo scegliere prendo Messi. Solo perché è argentino (scherza, ndr). Cristiano è forte davvero ma sono diversi: Messi partecipa di più al gioco. Io faccio fatica a confrontarli".

Sulle motivazioni di Ronaldo: "Lui ha una mentalità e una personalità diversa. Quelli come lui non si fermano mai: vorrà segnare fino a quando può. In quel gruppo di persone mai contente mi ci metto anche io, e immagino che pure lui sarà così. Dici basta quando vuoi ma non puoi, ma finché è in condizione, e mi sembra lo sia, ci proverà ancora".

Su una possibilità nella dirigenza viola: "Ormai forse è tardi, io ho la mia vita. Ci tengo alla Fiorentina e tenevo anche a fare il dirigente ma il tempo passa e ognuno prende la sua strada. Siamo lontani, prima la vedevo più possibile poi sempre più lontana. Mi sono messo l'anima in pace. Ma il desiderio è stato mio e non ho niente contro chi dirige ora la Fiorentina".

Su Chiesa come possibile simbolo: "Qualsiasi professionista vuole fare carriera. Punti sul lavoro ma metti sulla bilancia tante cose. Non posso dargli consigli, ma per me la cosa migliore è stata rimanere a Firenze. Mi piaceva difendere la città e rappresentarne la squadra nel mondo. Mi sentivo vivo anche se non vincevo altrove".

Sul paragone da nove con Diego Maradona, El Diez: "Io non posso dirlo, non mi voglio mettere a paragone con lui ma per la gente è così".

Un consiglio per Simeone: "Sono amico del padre, con il Cholo ho giocato tante battaglie. Quindi voglio bene anche a Giovanni, so come lavora e gli auguro il meglio".

Sul corso da allenatore: "L'ho fatto per imparare qualcosa. In tanti si sono fatti vivi, un paio di squadre sudamericane. Anche in Francia... un po' da tutte le parti. Ma sai, giocare in un certo modo non significa che sei bravo uguale a fare l'allenatore".

Sulla favorita per la Champions: "La Juve ha una bella squadra e per quello che ha fatto vedere finora ha continuità. Le cose possono cambiare, siamo ancora nella fase a gironi. Però possono pensare di vincere la coppa quest'anno".

Su Ronaldo preferito a Higuain: "Higuain non stava facendo male ma nel calcio ci sono altri interessi. Come faccio io con i Della Valle, bisogna rispettare la volontà dei proprietari delle squadre. Mi sembra che anche a Milano stia facendo bene".

Su Pezzella: "Astori e il sentimento per lui vivranno per sempre: è incredibile. Non penso sarà mai spento. Pezzella porta la fascia e mi fa piacere per il movimento del calcio argentino, significa che nel mondo credono in noi e nella nostra serietà, nella nostra forza. Significa che le porte del calcio argentino sono sempre aperte. Nel mio caso poi fa piacere vedere un connazionale che rappresenta la Fiorentina".