BABACAR, Non chiamatelo "nuovo Balotelli"
Il profumo della manioca, i colori degli arazzi, il rumore del treno per Dakar, i campi polverosi e le porte costruite alla meno peggio. Il mondo di Khouma Elhadji Babacar era questo. Thies, seconda città del Senegal, dove per uno che fa fortuna, altre migliaia sopravvivono. Questo era il suo mondo, prima del salto triplo per l'Europa: grazie alla European Football University, accademia del calcio a Fuerteventura, nelle Canarie, dove lo scoprì e cullò giovanissimo Franco Rondanini in una selezione. Nell'estate 2007 Babacar si allenava con i baby del Pescara, poi il Genoa si mise in mezzo e stava per portarlo in Liguria. Corvino drizzò le antenne, fece provare il ragazzo ma, solo dopo dieci minuti, era già in sede ad accordarsi sul suo futuro in viola.
Due anni fa, a San Piero a Sieve, siglò il suo primo gol contro i grandi: palla sul destro, dribbling secco, Storari a terra ed applausi del pubblico. Di lui l'agente Palmisano parla di un "ambientamento perfetto a Firenze", di lui lo scopritore Rondanini racconta curiosità ed aneddoti. "Un giorno, prima che firmasse il contratto con Corvino, inviati di Real e Manchester United andarono dai genitori: offrirono 600.000 euro, invano". Un aperitivo di Allievi, l'immediata promozione in Primavera, poi il salto con i big. Lui, un pulcino con il fisico da marcantonio, classe '93, a prendersi a spallate con Dainelli, Gamberini e compagnia cantante. "Ha prospettive illimitate", Prandelli dixit, in quel di Cortina. Anche lui, come Corvino, ci aveva visto più che lungo.
Poi l'esordio, a 16 anni, in Coppa Italia con il Chievo, coronato da un gol nel 3-2 ai veneti. Poi l'ora della prima in campionato, con lo zampino nel gol viola. Poi quello al Franchi, con il gol del 3-0 ad Amelia. Via con i paragoni, allora. Il primo, vuoi per l'età yè-yè, vuoi perché coloured come lui, con Balotelli. Niente di più sbagliato: perché se il Mario nazionale ne combina una più di Bertoldo, l'unico peccatuccio di Babacar è stato quello di presentarsi tardi all'allenamento pre palermo. Lui, però, si racconta come un ragazzetto come tanti, quale è. "Mi alzo alle 8,30, faccio colazione, mi alleno, mi riposo, mi alleno di nuovo. Poi navigo sul web, sento i miei per telefono e mi mancano tantissimo visto che sono in Senegal, dove vado per le feste, sono musulmano praticamente ma non seguo il ramadan perché troppo duro durante gli allenamenti".
I paragoni, dicevamo. "Ammiro Eto'o, Ibra, Drogba, Adebayor e studio Gilardino". Ha detto niente, lo scricciolo con il fisico da armadio. Nomi pesanti, deluxe. I primi passi tra i grandi, però, sono passi da gigante. Un po' come il suo fisico, statuario, con il volto che però mette in luce ogni giorno ed ogni ora della sua tenera età. Modesto ma sognante, prudente ma ambizioso. Altro che Balotelli. Chiamatelo semplicemente Babacar.