ARDORE ATLETICO
Termina la tre giorni europea e quando trascorri oltre 6 mesi tra campionato ed Europa League finisce che ti ritrovi a osservare le sfide continentali con tutt'altra prospettiva. E se restare spettatori del cammino della Juventus che approda alle semifinali può nuocere in particolare al fegato (molto meglio è andata ai fortunati che hanno seguito un Valencia pazzesco abbattere il Basilea e ribaltare lo 0-3 dell'andata con cinque reti), ammirare "l'altro pianeta" Champions diventa più che altro un'opera di riappacificazione con il calcio. D'altronde alle nostre latitudini il termine di cui sopra implica veleni, violenze assortite, decisioni che di equo e paritario non hanno niente, e chi più ne ha più ne metta.
Però piuttosto che piangere sul latte versato (in particolare da un sistema calcio italiano che di viola non si è mai di certo vestito) verrebbe da mettere in parallelo le diverse esperienze. Di quelle squadre che possono continuare il sogno e di quelle che invece lo hanno abbandonato. Diventa così illuminante osservare come e quanto abbia sofferto il Real Madrid a Dortmund senza Cristiano Ronaldo, o il PSG a Londra senza Ibrahimovic, anche solo per capire che razza di problemi possa aver avuto la Fiorentina e Montella senza Rossi e Gomez. Ma altrettanto illuminante diventa anche la prima mezz'ora dell'Atletico Madrid contro il Barcellona. Anche perchè anche in quel caso il risultato dell'andata era un 1-1 a Firenze dolorosamente familiare.
Ed è innegabile accorgersi che i "Colchoneros" hanno avuto ben altro furore agonistico rispetto ai viola, nell'aggredire il Barcellona. E' cioè evidente come Simeone, invece che aspettare i blaugrana, abbia caricato a pallettoni i suoi per farli sfogare subito, appena cominciata la partita. Affidandosi peraltro al maggior numero di bocche da fuoco offensive. Per trovare subito un gol, per atterrire gli avversari come poi di fatto è accaduto. Giocando in modo quasi sfrontato, senza troppi calcoli, all'arrembaggio di un mostro sacro come il Barcellona. Montella mercoledì sera era al Franchi ad osservare la Primavera, ma siamo certi che abbia avuto modo di vedere pure l'impresa dell'Atletico. Ecco, con le dovute cautele, con i dovuti distingui del caso, forse oggi fa ancora male soprattutto pensare che la Fiorentina avrebbe potuto aggredire diversamente, e di più, la Juve in virtù di quell'1-1 dell'andata.
Per carità, niente che si debba appuntare severamente a Montella (che ha sfiorato l'impresa incartando tatticamente gli avversari, ma anche dovendo rinunciare a Cuadrado relegato a terzino) ma al tempo stesso una riflessione su un ardore agonistico che questa squadra, basata soprattutto sulla tecnica, debba ancora imparare a sfoderare nei momenti che contano. Un assalto all'arma bianca che la Fiorentina oggi deve ancora assimilare, una cattiveria agonistica che potrebbe essere la caratteristica ideale per fare un altro scalino nella crescita degli ultimi 2 anni. Se, ad esempio, il 3 maggio, i viola riuscissero ad ammutolire il Napoli come ha fatto l'Atletico con il Barcellona nella prima mezz'ora di mercoledì sera, beh, c'è da scommettere che la gara partita potrebbe mettersi nel migliore dei modi.