ANIMA VIOLA, Sospesi tra veti e denaro senza odore
A Firenze, quando una cosa va troppo per le lunghe, si usa dire che è diventata la novella dello stento e la situazione di Jovetic ha, ormai, assunto questi tristi connotati. Come una noiosa filastrocca, che nessuno vorrebbe più sentire, continua a risuonare nelle orecchie dei fiorentini. Ogni tanto si aggiunge una strofa, ma la sostanza non cambia. Qualcuno dice che il denaro non ha odore, prendendo in prestito la famosa locuzione latina “pecunia non olet”. La tradizione attribuisce questa frase a Vespasiano.
L’imperatore, contestato per aver imposto una tassa sull’urina che veniva raccolta nelle latrine, rispose così….non immaginando, forse, che, un giorno, i posteri lo avrebbero ricordato per i “vespasiani” e non per aver dato inizio ai lavori per il Colosseo. Crudeltà della storia… Oggi questa frase viene comunemente usata per giustificare il concetto che il denaro è sempre denaro, indipendentemente dalla sua provenienza. In soldoni: essendo uno strumento maledettamente utile ed indispensabile, non è il caso di fare tanto gli schizzinosi. Lasciando l’antica Roma e tornando alle questioni domestiche è il caso di chiedersi se a Firenze il denaro della Juventus “olet o non olet”. Sicuramente non profuma, ma il rapporto fra la città e il giocatore si è talmente deteriorato che la sua destinazione è, per molti, ormai un mero dettaglio. Di fronte a 30 milioni suonanti e ballanti - ma a questo punto anche qualcosa meno - in tanti sarebbero disposti a tapparsi il naso. Gli integralisti, invece, non si muovono di un centimetro e anche se quel denaro fosse intriso di Chanel N°5 lo troverebbero inaccettabile e di pessimo gusto. La disquisizione, però, rimane un mero esercizio retorico, perché, al momento, su tutto incombe e pesa il secco “no” dell’azionista di maggioranza. E’ noto che i rapporti fra Della Valle e gli Agnelli/Elkann sono tutt’altro che idilliaci e Jovetic si trasforma nel dispetto perfetto. Le motivazioni, è chiaro, sono ben diverse da quelle della piazza, ma la sostanza del veto inorgoglisce e accende gli animi dei fiorentini. Quindi, più che porci quesiti amletici sull’olezzo del denaro juventino, dovremmo chiederci
quanto vale un principio, una pubblica dichiarazione, un rifiuto scientifico e mirato, rispetto al denaro. Le battaglie di principio, si sa, sono meravigliose, perché scaldano il cuore. Se, però, si trasformano in infruttifere impuntature rischiano di perdere molto del loro fascino agli occhi del popolo che, fra tanti ideali, sente che è giunto il momento di avere qualcosa di concreto. Firenze vuole Gomez, vuole il suo nuovo attaccante. Ormai, però, è abbastanza chiaro che Pradè ha le mani legate: se non vende, non compra. E allora, se le cose sono così strettamente e indissolubilmente collegate e non si vuole fare alcun sacrificio, non vorremmo ritrovarci a stringere in pugno solo un principio, perché, per quanto profumi sempre di buono, ha il grosso limite di non fare gol.
Silvia Nanni