ALLE RADICI DELLA NEGATIVITÀ
Domenica dolorosa, l'ennesima, in un calendario che si è fatto buio partita dopo partita. Tredici i turni senza una vittoria, appena otto quelle complessive in stagione insieme a una sfilza infinita di pareggi, sedici per la precisione. Questo solo per riepilogare l'annata che si va chiudendo con i viola attualmente al tredicesimo posto, dietro a Cagliari, Spal e Sassuolo, in attesa di capire se il Bologna sarà capace di un aggancio espugnando San Siro. Niente che faccia preludere a un crollo verticale fino alla lotta per salvezza (a Empoli qualcosa si è visto) ma sicuramente un risultato molto più che deludente.
Se poi lo sguardo dovesse allargarsi alla chiusura dell'ultimo ciclo, quello partito con Sousa e riavviato con Pioli, la Fiorentina vanta la bellezza di tre stagioni senza centrare l'Europa League. Il tutto condito da un rapporto precipitato - quello sì - da una distanza siderale tra società e piazza divise da posizioni ormai opposte. Solo di recente, in qualche modo, si è tentato di intervenire per interrompere la caduta, ma evidentemente o lo si è fatto troppo tardi o in modo non efficace. I risultati arrivati dopo il cambio di panchina, appena 1 pareggio in cinque partite tra campionato e coppa, lo confermano.
Tutto questo per dire che quell'aria negativa tirata in ballo da Montella nel dopo gara di Empoli, quella negatività generale dell'ambiente che il tecnico ha individuato come un problema, è il risultato di tre annate da dimenticare e una valanga di incomprensioni. Non di un incattivimento dettato dei recenti risultati. Ma di una serie di rassicurazioni non tramutate in fatti concreti, di un ridimensionamento che anno dopo anno si è fatto sempre più radicale e asettico. Con il conseguente crollo affettivo che oggi riguarda l'intero mondo Fiorentina. Se poi si volesse sorvolare su quanto visto in campo, basti riascoltare le incertezze sul futuro espresse da Antognoni su Chiesa, prima della gara del Castellani, per accorgersi di come la piazza non potrebbe vivere diversamente il declino attuale della Fiorentina.
Non è dato sapere come poter interrompere un processo del genere, e certo solo programmi e fatti a cominciare dalla prossima stagione potrebbero riuscirci. Ma nel frattempo non sarebbe male se un po' tutta la Fiorentina riflettesse su come l'ambiente odierno si sia alimentato attraverso gli atteggiamenti degli ultimi tre anni. Metter faccia e parole da parte di chi ha deciso come gestire la Fiorentina nell'ultimo triennio (fosse solo per trasmettere quella voglia che Pioli prima e Montella poi assicurano di vedere) potrebbe rappresentare almeno un tentativo di intervenire su quella negatività che ha radici profonde. E antiche.