A RIGOR(E) DI LOGICA...
Quando l'arbitro Sorin Stoica ha fischiato tre volte al termine dei novanta minuti di gioco, sul punteggio di 0-0, probabilmente qualcuno ha sentito un brivido freddo lungo la schiena. La lotteria dei calci di rigore evoca dei ricordi non propriamente felici nelle menti dei tifosi viola. Dati alla mano, la Fiorentina ha dimostrato di non aver un gran feeling con i tiri dagli undici metri: nell'ultima stagione, su sette penalty assegnati soltanto tre sono stati trasformati (peggio ha fatto solo il Napoli con tre su otto).
Invece questa volta la storia è andata diversamente. In cinque si sono presentati davanti a Julio Cesar e in cinque hanno gonfiato la rete del Rentschler Field di East Hartford, Connecticut. Nell'ordine Pasqual, Badelj, Ilicic, Rebic e Suarez (proprio lui, all'esordio, sul dischetto del rigore decisivo: mica male come personalità) hanno insaccato il pallone e hanno portato la Fiorentina verso la prima vittoria in questa International Champions Cup.
I bilanci estivi sono molto spesso affrettati, ma probabilmente una parola in più, in questo caso, può essere spesa. In fondo i rigori si calciano con i piedi, ma si realizzano con la testa. Se la Fiorentina nell'ultima stagione ha trasformato meno della metà dei tiri dagli undici metri non è stato certo per mancanza di abilità nel calciarli, quanto piuttosto per un inadatto atteggiamento mentale di chi si presentava a tu per tu con il portiere avversario.
A dire il vero, una prima avvisaglia che il vento era cambiato ce l'aveva già data Giuseppe Rossi, quando con un rigore perfetto aveva spiazzato il portiere del PSG proprio nella scorsa partita della ICC. E qualcosa è cambiato davvero. Paulo Sousa, nell'attesa di trasmettere i suoi dettami tattici che ovviamente richiedono più tempo per essere assimilati, ha voluto imprimere sulla sua squadra un atteggiamento mentale nuovo. Un atteggiamento che, a rigor di logica, sta già portando i suoi frutti.