30 ANNI DI PRESE IN GIRO
Non parleremo di partiti politici, non faremo i nomi dei loro esponenti, di dirigenti sportivi, di amministratori locali o di imprenditori in genere. Rivivremo rapidamente, attraverso la storia relativa agli impianti sportivi di Firenze e provincia, il declino del capoluogo toscano e della sua area metropolitana. Lo faremo da cronisti, non da critici od opinionisti, anche perché chi scrive ha avuto la fortuna/sfortuna di vivere in alcune delle aree coinvolte in quella lunga storia. La nostra storia inizia quasi 30 anni fa, stagione calcistica 1981/82, quella in cui la Fiorentina si è veramente avvicinata alla conquista del suo terzo scudetto. L’allora “Comunale” aveva una capienza ufficiale di quasi 70.000 spettatori, e in certe occasioni, come nella sfida contro la co-capolista Juventus, era pieno fino all’inverosimile, anche se, stranamente, il record ufficiale di presenze lo si avrà soltanto due anni più tardi, con “solo” 58.000 spettatori. Due particolari da notare: nel 1980 l’impianto fiorentino era stato scartato da quelli che avrebbero accolto i campionati europei di calcio, mentre restava particolarmente apprezzata la sua pista di atletica, dove, un anno più tardi, il podista inglese Sebastian Coe realizzerà il record mondiale sugli 800m piani e solo un malfunzionamento del cronometro impedirà a Carl Lewis di emularlo sui 100 metri.
Si inizia a parlare di necessità di ingrandimento dello stadio, di copertura di almeno parte di esso, e si rispolvererà un progetto di cui si era parlato 32 anni prima, progetto -che prevedeva l’ampiamento del parterre, riducendo ma non eliminando la pista di atletica, e la costruzione del secondo anello dal lato della “Maratona”- che si diceva conforme a quello originale del Nervi e che comunque lo stesso architetto valtellinese aveva approvato. L’iniziativa rimase opera morta, anche perché gli allora proprietari della Fiorentina iniziarono a disimpegnarsi dalle vicende societarie e la squadra iniziò ad ottenere risultati sempre più scadenti. Si arriva così al 1987: dalla maremma pisana al capoluogo regionale si inizia ad impiegare un tempo ragionevole, si, perché è in fase di realizzazione quella che diventerà la FI-PI-LI. Nella zona sud-est di Firenze si iniziano a intravedere le strutture di quello che sarà il decimo ponte a scavalcare l’Arno nella “città del Fiore”. Che succede? C’è che il Belpaese stavolta si è aggiudicato l’asta per ospitare i Mondiali di Calcio del 1990, e stavolta Firenze è tra le sedi prescelte. I lavori allo stadio iniziano nel 1988 e proseguiranno a ritmo serrato fino a pochi mesi dall’inizio della manifestazione, tanto che per gran parte della stagione 1989/90 la squadra viola è costretta a disputare gli incontri casalinghi a Perugia. Quando alcuni mesi dopo i tifosi viola torneranno a sedersi sulle loro amate gradinate per seguire le vicende della loro amata squadra del cuore, che nel frattempo ha cambiato proprietà, avranno una brutta sorpresa: la capienza dello stadio è stata ridotta di oltre 20.000 unità, i posti ora sono tutti a sedere, ma solo teoricamente, da gran parte del parterre la visione del campo è deformata, la pista di atletica è stata sacrificata e non si sa perché. Passano gli anni, cambia il nome dello stadio e quello di una curva, si interviene soprattutto per garantire maggiore sicurezza, ma la minestra è sempre la stessa: impianto scomodo dove si va sperando che non piova, tiri troppo vento, o, peggio ancora, nevichi. Ah, a poche centinaia di metri di quello che ora si chiama “Artemio Franchi” si è consumato un altro scempio: il decimo ponte di Firenze è finito, così come il raccordo che lo collega all’uscita dell’A1 di Firenze Sud; solo che tale raccordo doveva proseguire fino al centro tecnico di Coverciano e allo Stadio, ma invece, e per accorgersene basta andare a fare un giro sul lungarno, è rimasto letteralmente troncato. All’inizio del nuovo millennio le vicende della società e della squadra viola fanno passare in secondo piano quelle relative alle infrastrutture. La Fiorentina cambia ancora proprietà, e stavolta pare si faccia sul serio, anzi, il nuovo patron fa capire che la crescita della squadra, ma anche quella del capoluogo, sono legate a doppio filo alla creazione di nuovi impianti e strutture. Il primo passo è quello di un centro sportivo ad Incisa, il terreno viene acquistato in fretta, pare tutto pronto, poi sorgono i primi problemi –mancano le infrastrutture, almeno così si dice- e poi tutto finisce nell’oblio. Un consiglio: in questa domenica senza calcio, andate a farvi un giro nel Valdarno, guardate se le infrastrutture mancano davvero e cosa c’è dove doveva sorgere il famoso centro sportivo. E così si arriva al progetto Cittadella Viola, di cui l’ultimo atto si è forse consumato ieri e riguardo al quale abbiamo già detto a sufficienza. A cosa volevamo arrivare? Ripetiamo, siamo solo cronisti, e fieri di esserlo. Ma siamo anche Fiorentini e, come molti dei nostri concittadini, rileggendo certe notizie e guardandoci attorno, non possiamo non sentirci presi in giro. Da chi, spetta a voi giudicarlo.