ULIVIERI, Com'è dolce lo sgambetto alla Signora
Avrebbe voluto, magari, tornare a casa, a San Miniato, festeggiando con la propria gente lo squillo sulla Juve. Dopodomani, però, è già campionato e così il giorno dopo è trascorso in città, sotto il tepore del sole. Non è capitato così di frequente, nella carriera di Renzo Ulivieri, di battere la Signora: poco importa, ai fini delle considerazioni complessive, che la scellerata direzione di gara di Dondarini abbia involontariamente propiziato il gran colpo amaranto. Gran signore, Ulivieri, che nell’infuocato dopo-gara del Granillo ha ricordato come da agosto alla partita dell’altra sera, dunque per consecutive ventitré partite, la Reggina mai avesse beneficiato di un rigore, pure possedendo un gioco veloce e, soprattutto, attaccanti e trequartisti in grado di saltare l’uomo, procurandosi la massima punizione.
Giornata magica, quella vissuta al Granillo. Pure assistita dalla buona sorte: prima il Parma che, quart’ultimo e dunque punto di riferimento nella corsa-salvezza, va avanti di tre reti all’Olimpico e viene acciuffato nel finale di gara. Un distacco (potenziale) di sei punti tra gialloblù ed amaranto, ridotti ad un solo sospiro a notte fonda, il lungomare di Reggio in festa per il blitz contro la Juve.
Settimana strana, contraddittoria per Ulivieri: perché la società - pure dopo quattro sconfitte di fila ed una classifica che non confortava - si era ufficialmente stretta attorno al proprio nocchiero, unitamente alla squadra e alla città. Il pallone, però, è scienza inesatta e Ulivieri, da uomo navigato, già intuiva che un altro rovescio, il quinto consecutivo, nonostante gli attestati di stima e una sequenza di avversarie da far tremare i polsi, chissà quali deflagranti conseguenze avrebbe potuto generare.
Insomma, l’esonero sarebbe stata soluzione pure attesa se solo la squadra avesse ancora fallito davanti il proprio pubblico, bissando le recenti sconfitte interne contro Milan e Udinese. Ecco perché allora il trionfo contro la Juve va salutato come il riscatto del gruppo e dell’allenatore toscano, capace di indovinare ogni mossa, braccando la Juve palla a terra, soprattutto nel primo tempo, ripartendo con azioni alla mano, inaridendo Del Piero, aggredendo il play-maker Zanetti. Corsa, raddoppi di marcatura, pressing, sacrificio: la classica ricetta di una provinciale al cospetto di una grande squadra. Dondarini, vero, gli ha spianato la strada ma Ulivieri, giustamente, ha rivendicato la legittimità e l’onestà di un gruppo che ha, d’incanto, ritrovato.