SERIE A, Le due facce di Roma e la maschera di Firenze
La tifoseria della Juventus può essere divisa in due categorie: la prima, delusa ed arrabbiata con l'attuale dirigenza, che contesta a prescindere, perché abituata troppo bene nel passato e la seconda, che vive di fantasmi, per la quale tutti sono nemici della Juve. Quest'ultima categoria ci ha accusati di essere stati eccessivamente critici nei confronti di Secco, Blanc e Ferrara. Se da una parte possiamo confermare la poca fiducia nei confronti di queste tre figure (calcisticamente parlando), dall'altra dobbiamo ammettere che la Juve vista ieri con il Genoa ancora non ci è piaciuta. Potremmo puntare il dito contro la scelta di inserire Giovinco al 92' o sottolineare come Buffon non sia più quell'antifurto che mette al sicuro da ogni intrusione. E, se volessimo infierire, potremmo far notare come Del Piero si sia conquistato il secondo rigore (molto dubbio) nelle ultime due gare consecutive. Non è questo il nostro obiettivo, perché non è buona abitudine parlare bene o male a priori. Questa Juve almeno ci ha messo il cuore. Ha lottato su ogni pallone fino all'ultimo minuto e l'abbraccio tra compagni a fine gara è stata la miglior fotografia di una squadra che ha sofferto ma adesso è pronta a rialzarsi. Il campionato è compromesso, ora conviene salvare almeno quegli obiettivi che ad inizio stagione apparivano scontati, alla luce dell'ultima annata. L'Europa League non regala le stesse emozioni della Champions e la partita con l'Ajax assomiglia tanto ad un contentino. Zaccheroni come uomo traghettatore è l'ideale: intelligente tatticamente, capace e perfetto per situazioni difficili come quella attuale della Juventus. La proprietà dovrebbe avere l'accortezza di pianificare da oggi il domani. Un nuovo Direttore Sportivo, un Presidente più rappresentativo ed un allenatore che abbiano le qualità e le credenziali per aprire un ciclo. Due, massimo tre, rinforzi e questa Juve tornerà ad essere competitiva anche a livello europeo. Non occorrono 50 milioni per rivoluzionare la squadra, servono più che altro gli uomini per sistemarla.
Blanc e Secco si staranno mangiando le mani a vedere quel Ranieri che sta facendo sognare Roma ad occhi aperti. Una squadra concreta ed efficace non dipendente dai singoli: potrebbe apparire blasfemo, ma ad oggi è più Totti ad avere bisogno della Roma che la Roma di Totti; è più Toni ad aver bisogno di Ranieri, che Ranieri di Toni. La duttilità è la vera forza di questa Roma. Uomo pragmatico, allenatore intelligente: 4-4-2 quando la situazione lo consente, 4-2-3-1 quando l'emergenza lo impone.
Peccato davvero per la posizione societaria dei giallorossi perché, in altri tempi, questa Roma avrebbe potuto puntare tranquillamente allo scudetto. Si è risvegliata dal torpore anche la Lazio. Occorreva la frustata di Lotito, che con Reja ha intenzione di iniziare una nuova vita. Il primo acuto arriva da Parma: vittoria netta e meritata; piccole ma essenziali modifiche. L'errore più grande di Ballardini? Essere aziendalista al 101%. Il caso Ledesma ne è stata la dimostrazione. La Lazio si salverà facilmente, quella posizione né le apparteneva né le apparterrà. Ma un po' di sana paura ha fatto bene al Presidente Lotito che, forse, ha imparato la lezione. Le guerre fredde non giovano a nessuno ed un Direttore Sportivo in una squadra di calcio è fondamentale, a maggior ragione se il Presidente in questione è solo un finto intenditore della materia. Non ci spieghiamo cosa stia accadendo alla Fiorentina. Prandelli ha accusato il colpo Mutu in maniera eccessiva: cinque sconfitte nelle ultime sei partite disputate sono troppe per una squadra che aveva l'abbonamento alla zona Champions e che ha dominato il girone europeo, conquistandosi il confronto con il Bayern Monaco negli ottavi di finale. L'involuzione del gioco è ancor più allarmante dei risultati (fatta eccezione per la gara di due settimane fa al Franchi con la Roma).
Prima dei saluti, una considerazione sulla classe arbitrale. Il Presidente dell'A.I.A., Marcello Nicchi, ha il dovere di intervenire. Pierluigi Collina, fino a questo momento, ha fallito nel progetto di rigenerazione post-calciopoli. Le sue decisioni sono spesso in contrasto con quelle prese nelle settimane precedenti. Gli arbitri italiani commettono troppi errori e, sebbene sia giusto sottolineare che l'occhio umano non è paragonabile allo zoom di una telecamera, i risultati iniziano ad essere condizionati da troppi sbagli. Si diceva che un grande calciatore non obbligatoriamente dovesse essere poi un grande allenatore. Bene, il miglior arbitro del mondo non per forza deve essere un eccellente designatore.