PRANDELLI, Roma? Penso solo all'Italia. Osvaldo...

14.02.2013 17:56 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
Fonte: ilmessaggero.it
PRANDELLI, Roma? Penso solo all'Italia. Osvaldo...
FirenzeViola.it
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

"Fa piacere che il mio nome sia accostato di nuovo alla Roma, ma io ora penso solo alle qualificazioni mondiali. Dopo il Brasile vedremo, sono ancora giovane... Il campo mi manca tanto, vorrei viverlo tutti i giorni con i giocatori e in nazionale non è possibile". Così Cesare Prandelli a ilmessaggero.it.  "Non mi aspettavo la Roma così in basso: io credo dall’inizio nell’idea di calcio che portano avanti a Trigoria. Ma i giallorossi hanno la necessità di fare esperienza. In un anno e mezzo è dura diventare una squadra da vertice, cioè che possa avere la continuità per resistere ad alto livello. La Juve? Guardo come è cresciuta dall’agosto del 2010. Ha Pirlo in più. E soprattutto c’è Conte. Il grande merito di Antonio è di aver trasmesso la mentalità e la determinazione che prima non c'erano. Non bastano pochi giorni, conta il lavoro quotidiano. Questa Juve è nata dalla mia prima nazionale. Io pensai di creare un gruppo basandomi su gente come Chiellini e Buffon: loro e gli altri italiani erano la matrice forte. Di carattere. Poi la società in due anni ha inserito pedine che hanno migliorato la squadra. Rendendola più tecnica e quindi più competitiva. Osvaldo? Mi dispiace per quello che sta passando. Lui sa quello che gli ho detto. In nazionale e quando, più giovane, era con me a Firenze. Ha potenzialità enormi ma per esprimerle deve avere una serenità assoluta che spesso, come ammette pure lui, gli manca.

E fare un passo alla volta senza crearsi troppe aspettative o fissarsi obiettivi irraggiungibili. Io non lo portai all'Europeo perché ha avuto sbalzi caratteriali nel finale della scorsa stagione. È bravo, generoso e altruista. Questo anche per spiegare l’episodio di Marassi. E i rigori lui li tira così... Ho avuto anche Mutu e Adriano: sono loro i giocatori che ti danno qualcosa in più. O, è vero, in meno. Io sono amico di Gigi Riva che lavora non noi. Un mito. Anche lui da giovane aveva un carattere particolare, ma ha il record di gol in nazionale e ti faceva vincere le partite. In loro c'è l’imponderabile. Garantiscono la fantasia e l'imprevedibilità. Devi poi mettere in preventivo qualche sbandata che non agevola la formazione del gruppo. Chiaro che poi Gilardino è affidabile sempre. Ma siamo diventati vicecampioni d'Europa per il progetto tecnico e non grazie al codice etico. Il rapporto con Franco Baldini? Va oltre l’amicizia. Mi volle alla Roma e, quando lasciai dopo poche settimane l’incarico, gli dissi che avrei accettato un’altra proposta solo se lui mi avesse dato il via libera. Lo ripetevo a tutti i club che mi contattarono. Lui poi lasciò la società giallorossa, io venni a Firenze e a Trigoria chiamarono Spalletti. Andò bene a tutti: la Fiorentina e la Roma, in quel periodo, giocarono un bel calcio".