PAOLO VILLAGGIO, Cassano meglio di Messi
Paolo Villaggio, impareggiabile attore, scrittore e sceneggiatore. Un genio nelle sue interpretazioni più folli, divertenti e umane. Le facce, le caricature, i personaggi più strani, unici. La maschera di Fantozzi e Fracchia. Situazioni incredibili. Al telefono è tonicissimo: memoria perfetta, ricordi precisi e indelebili. E' in gran forma, un po' si arrabbia e un po' sorride. Ha 78 anni, vive a Roma da 52, lavora con lucidità senza sosta.
E lo sapete che dai tempi trascorsi a Genova è rimasto tifoso della Sampdoria? "Odio la parola tifoso - precisa subito - perché tifoso vuol dire malattia, esasperazione. Meglio simpatizzante, ancor meglio innamorato della Samp".
Come esplose quell'amore?
"Mi piaceva da matti Adriano Bassetto. Mezzala con il gusto del gol. Veniva dal Vicenza. Era un diavolo, formava una gran coppia con Baldini, che io però rinnegai perché dopo la Samp passò al Genoa, mentre Adriano andò all'Atalanta. Bassetto giocò pure in nazionale. Chiuse la carriera al Cesena. Furono lui e la bellezza della maglia a farmi amare la Samp".
Ha mai giocato a calcio?
"Come no. Sono rimasto a Genova fino a 20 anni prima di andare in Inghilterra. Ero tesserato per la 'Libertas Fore', nei dilettanti. Dieci anni da centravanti, mi piaceva imitare le movenze di Meazza anche se ero un po' schiappa. Mio fratello gemello Piero era mezzala destra al mio fianco".
Pur lontano, impegnatissimo, ha sempre seguito la Samp?
"Certo, li ho conosciuti tutti. In particolare Vialli e Mancini. Era un tandem perfetto. Vialli più simpatico e cristallino, Mancini più chiuso. Due leader destinati a guidare una squadra. Vialli ha aperto agli italiani la frontiera inglese: lui, poi Zola, Capello e ora Ancelotti e Mancini"
Le piace Vialli opinionista televisivo?
"Molto. E' bravo e intelligente. Va bene insieme a Paolo Rossi. Ma sono ottimi i commentatori e i telecronisti tv. Anche se io preferisco vedere le partite senza sonoro. Però apprezzo Piccinini, quello del 'non va', Longhi, più sobrio, Serena telegrafico e incisivo. Ma ora non chiedetemi più nomi. E' dura ricordarseli".
C'è Inter-Samp: faccia la sua scheda di Mourinho.
"Potrebbe fare un film tanto è sempre caricato nelle sue recitazioni. Non deve però offendere gli altri. Anche se ammetto che è il più bravo. Però noi, all'andata, quando eravamo lanciatissimi, battemmo l'Inter 1 a 0. Ora, guarito il calo, siamo tornati come allora".
E seguitate a vincere senza Cassano.
"Un caso. Cassano vale come Messi. Tocca la palla divinamente. Qualcuno dica a Lippi di portarlo ai mondiali comunque. E' l'italiano che più spaventerebbe anche il Brasile. Io lo porterei pure senza farlo giocare. Abbiamo già fatto la sciocchezza, ai mondiali del '70, di non mettere Rivera contro il Brasile perché gli interisti erano invidiosi del gol del 4 a 3 ai tedeschi. Non ripetiamola con Cassano".
L'ha visto il Festival di Sanremo?
"Ero a disagio, impacciato. Ma Sanremo è morto dopo i tempi di Modugno. Le canzoni non esistono più, non contano niente. E' un talk-show nazional-popolare noioso. E' il festival della tv dove il contorno ha preso il posto delle canzoni. Si spende una follia. Chissà quanto avranno pagato la regina di Giordania e il principe Emanuele Filiberto, il ballerino-cantante".
Ma una volta le case discografiche portavano i loro big a Sanremo. Oggi i cantanti hanno paura di perdere...
"Sì, ma tutti quei soldi che si danno agli ospiti sarebbe più logico darli ai vari Morandi, Ramazzotti, Pausini, Giorgia, Vasco Rossi, Zucchero, Renato Zero. Bisogna tornare alle esaltanti sfide di una volta tipo Modugno-Villa, Celentano-Di Bari o Mina. Già, dimenticavo, Sanremo è morto".
Chiude così: "Intanto mi godo in tv la vittoria della mia Samp sull'Inter stratosferica...".