P. PULICI, Fiorentina-Torino una sfida da Puliciclone

19.01.2008 14:24 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: gazzetta.it

Fiorentina-Torino, l'anticipo di questa sera alle 20.30, è la partita di Paolo Pulici. Una vita in granata, 14 campionati, uno scudetto, 335 partite e 134 gol, tre titoli di capocannoniere, una carriera chiusa con due stagioni in viola. E due partecipazioni ai mondiali, 74 e 78 senza giocare nemmeno un minuto. Oggi vive a Trezzo sull’Adda e insegna calcio ai bambini della Tretium, una società della provincia di Milano fondata cento anni fa.

UNA VITA IN GRANATA - "Ho avuto la fortuna di incontrare nel Torino personaggi che hanno fatto la storia del calcio. A cominciare da Edmondo Fabbri che tornava ad allenare dopo la Corea. Sono arrivato al Toro che ero un ragazzotto di provincia. L’impatto con la città è stato duro, non conoscevo nessuno ed ero abituato alla vita di paese: le partite per strada, le chiavi di casa appese fuori dalla porta. I miei genitori pensavano ai calciatori come vagabondi, che non conducevano una vita regalare. A Torino ho avuto istruttori che hanno badato più all’uomo che al calciatore, indimenticabile Oberdan Ussello". "Ero arrivato in granata – ricorda Pulici – a 17 anni da compiere, dopo un’esperienza a Legnano. Ero stato convocato dalla nazionale Under 17 a Coverciano. Avevo fatto un provino per l’Inter, che mi scartò perché dicevano che ero troppo veloce per giocare al calcio, uno per la Fiorentina e uno per il Toro che mi prese".
PARTITE INDIMENTICABILI - Quanti ricordi per Pulici. Ne sceglie tre.
1) L’esordio in A, Torino-Cagliari, 23 marzo 1969, Paolino non ha ancora 19 anni. "Prima del fischio di inizio mi si avvicina Gigi Riva, era il giocatore cui mi ispiravo. Mi mette una mano sulla spalla e mi dice 'Noi di Legnano non possiamo sbagliare'. Che augurio". Riva aveva giocato nel Legnano sei stagioni prima di Pulici, l’anno dopo il Cagliari vincerà lo scudetto.
2) Il primo gol nel derby. "23 novembre 1970, me lo ricordo bene perché un mio tifoso di Ascoli mi ha mandato le date di tutti i miei gol. Lancio di Rampanti che taglia fuori Spinosi, controllo la palla, entro in area e batto Tancredi". Gli piace più questo, anche se forse quello più bello è del 72: pallonetto da trenta mentri che supera Salvadore e sorprende Zoff.
3) Il giorno dello scudetto. È il 16 maggio del 76, segna il gol dell’ 1-1 col Cesena, spettacolare tuffo di testa a mezzo metro da terra. Ma lui non parla di quel gol: "Il Torino rivinceva lo scudetto dopo 27 anni, per me essere paragonato a uno di quelli di Superga vale una carriera".
AVVERSARI E AMICI - "Il più forte è stato Burgnich, potente, forte, difficile da superare. E che guerre con Cuccureddu, nei derby con la Juve. Però eravamo amici, l’ho ritrovato a Firenze prima e al corso di allenatore poi. Con Pecci, Claudio sala, Zaccarelli, Salvadori magari ci vediamo poco ma quando ci incontriamo è come se fossino lasciati dopo l’allenamento del giorno prima".
RECORD - "Ho vinto per tre volte la classifica dei cannonieri nel '72-73, nel '74-75 e nel '75-76.

Nella storia del calcio italiano c’è riuscito solo Platini. Ma se per questo sono riuscito a non segnare nemmeno un gol nel 69-70 alla mia terza stagione in A". Poi il rimpianto della Nazionale. "Ho partecipato a due campionati del mondo senza mai giocare un partita. Nel ’74 in Germania l’Italia era spaccata in clan e uscimmo al primo turno, nel 78 in Argentina pamo anche vincere il titolo che arrivò con quattro anni di ritardo. C’era chi mi diceva: non giochi perché sei del Toro".

ALTRO CALCIO - "No, non mi riconosco più nel calcio di oggi. Preferisco apparire poco, allenare i ragazzini. Ne ho 60 qui a Trezzo, per ora siamo fermi perché c’è troppo freddo. Devono pensare a divertirsi. Nereo Rocco diceva: se non vi divertite voi, come pensate di divertire la gente? Oggi pensano ai soldi, ma non sono contenti. Io dopo la partita me ne tornavo a casa a peidi, chiacchierando per strada con i tifosi". Non è un caso che ha lasciato il Torino quando è arrivato Moggi.
LA FIORENTINA - A Firenze ha concluso la carriera con due stagioni. "Mi divertivo moltissimo ad aiutare Monelli. E pensare che la Fiorentina è la squadra a cui ho fatto più gol. Prima di arrivare in viola ne avevo fatti due con la maglia dell’Udinese, che ottenne così sua prima vittoria a Firenze. Quando arrivai in viola, voluto da Allodi, mi dissero: così la smetti di farci gol". In realtà un gol per la Fiorentina proprio contro il Torino Pulici lo aveva segnato. Fu un’autorete nel marzo del 1982, una deviazione di coscia su tiro di Bretoni. Rimedierà poco dopo trasformando il rigore del 2-2. "Non mi ricordo. Ma allora bastava che la palla sfiorasse il pantaloncino di un difensore, per assegnare l’autogol: chissà quante reti in più mi sarebbero state attribuite con le regole di oggi".
BANDIERA CALPESTATA - Su Puliclone, come lo chiamava Gianni Brera fioriscono le leggende. Una vuole che prima dei derby si pulisse gli scarpini con una bandiera della Juve. "Ma no – sorride – è successo solo una volta. C’era una bandiera della Juve all’uscita del sottopassaggio e io ci camminai sopra. A fine gara la bandiera non c’era più anche perché avevamo vinto noi. Fu una bravata". Questa ai bambini di Trezzo non la racconterà.