Non è colpa di nessuno
Il giudice sportivo scagiona Roma e Torino dalla responsabilità per quanto accaduto domenica nei due stadi. Eppure qualcosa, a molti, non torna
Nessuna responsabilità, nessuna colpa, nessuna macchia. Le società di Roma e Torino escono pulite dalla prima domenica blindata del calcio. Stadi chiusi in quattro città eppure negli impianti Olimpici, rigorosamente a porte aperte grazie alle possenti misure di sicurezza, si raggiunge l'apice della stupidità. Il minuto di silenzio in ricordo di Filippo Raciti ed Ermanno Licursi viene oscurato per brevi secondi da fischi e cori. Chi volta le spalle e si dissocia, Roma, e chi deve per forza inneggiare ai propri colori nel rispettoso silenzio generale, Torino. Nessuna voglia di puntare il dito, per carità. La lista dei fattacci vedrebbe tirare in ballo anche altre realtà, persino quella fiorentina a giudicare dai servizi della domenica sera sfoggiati dalla principale concorrente della tv di stato. A proposito
complimenti per il "copia incolla" in puro stile reality. Non fosse per la deontologia ignorata, e la giusta stizza di chi viene ingiustamente tirato in ballo, sarebbero cose che lasciano il tempo che trovano. Eppure qualcosa non torna, stona, come quei fischi e quei cori. Primo, le potenti misure di sicurezza, che facevano dell'Olimpico di Roma e Torino stadi considerati a norma, evidentemente non hanno filtrato la stupidità. Difficile tuttavia aspettarsi che un tornello possa riuscirci. Sebbene siano diventati più famosi dei fuoriclasse griffati in campo, questi strumenti di selezione non possono arrivare a tanto. Che poi a Roma persino sui giornali sia stato dimostrato quanto facile fosse eludere le sorveglianze questo è un altro discorso. Rimaniamo all'idiozia, la violenza per questa domenica si è nascosta altrove. Secondo, il giro di vite del Governo prevede punizioni severe, immediate, rigide, chiedere ai quattro tifosi interisti fermati a Verona se è vero. Beh, nel loro caso c'erano bulloni e petardi a inchiodarli, con l'aggiunta di qualche croce celtica. Insomma un caso isolato visto che altrove già si racconta che: "ci giravamo perché costretti". Le telecamere filmano duecento tifosi giallorossi che si voltano, fischiano. Per Petrucci "gli applausi hanno sommerso gli imbecilli", per la Melandri "Gli stupidi devono rimanere fuori" (evviva!), per il giudice sportivo Tosel, infine, la società giallorossa non ha responsabilità. Idem per il Torino. Alla faccia della tolleranza zero, e della parità nelle sanzioni. Di responsabilità oggettiva sono pieni i libri giuridici, eppure, tanto per citare qualche esempio, soltanto un anno fa la società viola si ritrovava a pagare con una squalifica del campo, un'aggressione dei tifosi juventini nei confronti delle forze dell'ordine. Insomma, in tempi in cui, nel calcio, ancora ognuno faceva più o meno il proprio comodo, le società, o alcune di queste, pagavano per qualsiasi cosa accadesse anche al di fuori dello stadio. Oggi, dopo lo tsunami Calciopoli e la rivoluzione "Amato", che il calcio si rinnova (alzi la mano chi ci crede) le società non hanno nessuna responsabilità per quanto accaduto dentro lo stadio, da soggetti peraltro "sconosciuti" (come no), e difficilmente identificabili. Allora è proprio vero, talvolta la legge non è uguale per tutti. Del resto siamo o non siamo nel gran belpaese?