MOURINHO, Lo fa per andarsene?
Profumo di grande notte: è la Champions, ragazzi. Profumo di Inter, a caccia come siamo dell'ingombrante interrogativo da svelare: la banda Mourinho è davvero competitiva per andare fino a in fondo e per provare a conquistare la mitica coppa dalle Grandi Orecchie? Le basi ci sono, tutte. Anche se Carletto (Ancelotti) in arrivo è un brutto osso. La squadra sta crescendo nella testa e nello spirito, nelle gambe e nella convinzione. Nove leoni, quelli che hanno ammanettato la Sampdoria: ho visto centinaia di partite, ma difficilmente ricordo una prova di forza così. Hai due uomini in meno e non te ne accorgi. Hai due uomini in meno e il tuo avversario non tira quasi mai in porta. Hai due uomini in meno e se Eto'o non fosse arrivato cotto a quel tiro, avresti potuto portare a casa una partita da mille (diecimila?) e una notte. Ora il Chelsea, il grande Chelsea, per capire. Per uscire dall'equivoco, l'inter leonessa in campionato e pecorella in Champions, per orientare il resto della stagione (forse) in base al cammino nella prestigiosa manifestazione europea.
Forse ha ragione Mourinho quando dice che soltanto se la riducessero in sei, forse, l'Inter tornerebbe umana. Sapete come la penso su Mou: allenatore concreto, sbaglia Mazzarri quando dice che in rapporto alle squadra che ha avuto pensa di aver vinto di più. Sbagliato perché Mou ha vinto la Champions con il Porto, e non era uno squadrone, si è confermato in Premier, ha fatto man bassa di scudetti in Italia. Ho scortato Mou fin dal primo giorno in Italia, quando avevano già mandato alle stampe le tabelle comparative con Roberto Mancini. Non era ancora arrivato e già stavano facendo le carte (diciamocela tutta: stavano gufando) a quel portoghese che si era presentato con il botto, mediaticamente parlando. Poi ho apprezzato il buon lavoro in campo, la sostanza e la concretezza dell'Inter, una squadra di cemento armato che non la spezzi neanche se la prendi a spallate con un esercito di buttafuori. Ma è l'altro Mourinho che non mi piace: quello aggressivo, quello a bordo campo, quello che fa i gesti delle manette, quelle che insulta, quello che non risparmia né tizio né caio. Cha parte da Lo Monaco per proseguire con Ranieri, Leonardo, il Milan, la Juve, la Roma, Spalletti, il Palazzo, il mezzo Palazzo, gli arbitri, i giornalisti eccetera. Quello non mi piace proprio perché non ne avevamo bisogno. E nei miei confronti quotidiani con chi lo conosce bene, anche restando al telefono per ore intere, sono arrivato a una logica conseguenza. Che chiama, stimola, una domanda precisa: e se lo facesse per andarsene, per tagliare la corda? Che non ami l'Italia e il campionato italiano è assodato, che si sia esibito così anche a Londra, quando voleva svignarsela dal Chelsea, è un'altra cosa evidente. Della serie: mi sono rotto le scatole, adesso mi invento qualche numero forte, fortissimo, e vi faccio capire che a fine stagione mi libererò di voi. Non sapendo che in tal modo non fa altro che trasmettere nervosismo, grande nervosismo, alla squadra. Queste cose mandano chiaramente in difficoltà Moratti, abituato al profilo basso da gran galantuomo, e mi convincono sempre più che sia una strategia precisa. Ancora prima che ci ammanettasse tutti, ero arrivato (circa un mese fa) alla considerazione che il futuro di Mourinho all'Inter era assolutamente da decifrare. C'è quella clausola che permette ad entrambi (alla società e a don Josè) di liberarsi dietro il pagamento di sette milioni abbondanti di euro. La partita è apertissima, queste sceneggiate di Mourinho non fanno altro che rafforzare la mia idea di circa un mese fa. Intanto, buon assalto al Chelsea nella speranza che sia un'Inter disintossicata e pronta per un'interpretazione intelligente (tatticamente parlando) ma nello stesso tempo concreta. Appunti dal martedì di Champions: eccellente Molinaro in Stoccarda-Barcellona, inguardabile Datolo, generoso Maresca, quasi irritante Ibra (gol a parte).
Oggi si giocano due recuperi di serie A. Deve darsi una mossa l'Udinese: fin da quest'estate non ho fatto altro che segnalare la scriteriata politica societaria, aver voluto trattenere a ogni costo gente che andava ceduta. I risultati sono questi, ora il rischio è quello di restare nella zona calda fino alla fine, a meno che la squadra non reagisca subito e con grande profitto. Bella partita Fiorentina-Milan. Ci sta che Prandelli, dopo tanti campionati in avanscoperta, abbia un po' di ritardo in classifica. L'ottima prestazione di Monaco è comunque un viatico interessante sulla strada della completa guarigione; il successo in rimonta contro il Livorno la conferma che ormai il momento difficile dovrebbe essere soltanto uno sgradito (e sgradevole) ricordo.
Fermo restando che contro il Milan può succedere di tutto, sfida apertissima e delicata per entrambi. I miei complimenti a Leonardo per lo sfogo prima di Bari-Milan: ha parlato di autonomia e di libertà. Ha detto, in un mondo dove il dio denaro è fondamentale e dove c'è gente che preferisce restare a casa per anni pur di percepire lo stipendio senza spremersi in un altro club, che se Berlusconi decidesse di non usufruire del suo apporto non fiaterebbe e rinuncerebbe a tutto. Basterebbe dirlo, basterebbe un segnale e si metterebbe da parte senza troppi giri di parole. Grandissimo Leonardo: personalità vera, parole senza troppi giri, voto dieci alla chiarezza e al coraggio. Io non so se davvero Berlusconi voleva colpire Leo con quelle dichiarazioni. Io so soltanto che l'allenatore sta facendo un eccellente lavoro in mezzo a mille difficoltà. Non gli hanno dato mezza mano, lo hanno snobbato sul mercato, gli hanno presentato Beckham pensando di aver sbancato al casino, lo hanno accontentato su Mancini quando bisognava (una necessità) prendere un altro centrale difensivo e almeno un altro esterno offensivo. Si parla di Van Basten, come se fosse una necessità giornalistica, ma io vorrei sapere se un tifoso milanista medio (e quindi accanito) fosse soddisfatto dinanzi a una staffetta del genere. Io mi terrei Leonardo tutta la vita: avrà commesso degli errori, magari ha insistito troppo su Dida, ma in generale ha svolto un lavoro di spessore. Soprattutto se, sarebbe il caso di ribadirlo, teniamo conto delle difficoltà iniziali e della carestia in sede di mercato.
Mi dispiace parecchio che in molti si siano svegliati soltanto adesso in merito alla grande occasione sprecata dal Napoli sul mercato. Adesso tutti dicono che manca un attaccante di spessore e forse un centrocampista di qualità. Lo dicono gli stessi che avevano elogiato il lavoro di Bigon ancor prima che si insediasse (ruffiani in servizio permanente effettivo). Era previsto questo calo, era prevista la sofferenza tattica di Quagliarella, l'infortunio di Lavezzi ha fatto il resto e ha complicato ulteriormente la situazione. Se Lavezzi tornerà il vero Lavezzi, e se Hamisk spaccherà il mondo come gli succede quando è massimamente ispirato, il Napoli potrà giocare ancora carte importanti in chiave quarto posto. Altrimenti, sarà durissima. Quando Mazzarri dice che non c'erano pedine più forti e in grado di alzare il tasso qualitativo del gruppo, dice una cosa sbagliata. Gli potrei presentare una lista di cento nomi. Resta lo straordinario lavoro del Maz, una classifica importante (ma Napoli merita sempre di più), molto dipenderà di una nuova trasfusione di autostima: battendo la Roma la squadra magari si convincerebbe di poter restare competitiva fino alla fine. Mi chiedono ancora di Denis: ripeto, non è il mio attaccante preferito per i sogni di Napoli. Per la panchina va bene, magari se parte dalla panchina entra e segna. Ma puntarci dall'inizio è un azzardo, una scommessa difficile da vincere. Intanto Ventura ha rinnovato a Bari, significa che ha avuto garanzie. Sono sincero: mi aspettavo molto di più dal Bari che ha sfidato il Milan; un Bari in perenne seconda marcia, peccato. La vera chiave è Perinetti: se dovesse davvero andar via, sarebbe una perdita gravissima.
Impressionante il Cagliari, stratosferico Matri, moto perpetuo Cossu che gioca davvero con quattro occhi al posti di due, ne ha un paio all'altezza della nuca, capisce un minuto prima come deve fare, accelera e decelera, sa fare la differenza con una giocata, ci sono pochi interpreti così regolari e concreti come il signor Cossu delle ultime due stagioni. Mi ricordo bene le sue parole quando tornò in Sardegna, aveva realizzato un sogno e avrebbe voluto viverlo da protagonista. Promessa mantenuta, una show dietro l'altro, complimenti vivissimi. E complimenti a Delio Rossi, uno dei primi cinque- sei allenatori italiani: è arrivato, ha preso in mano il Palermo, lo ha ribaltato rispetto alla mentalità opinabile di Zenga, lo ha fatto diventare un'orchestra fantastica. Credo che tra due anni Pastore avrà una valutazione superiore ai 25 milioni, con Delio al timone Hernandez farà progressi enormi, il Palermo vive giorni serata – con un maestro in panchina – che spero non vengano rovinati da esternazioni fuori luogo se dovesse arrivare una sconfitta. Con Rossi in panchina può aprirsi un ciclo davvero ricco di momenti prestigiosi. Beviamoci sopra, amici di Palermo. E avanti così.