MEDICO NAZIONALE, Mancini mi fa tenerezza
«Lei mi fa un pò di tenerezza: la medicina è una cosa seria, forse più di un gioco». Così Enrico Castellacci, medico della nazionale campione del Mondo e presidente della libera associazione medici italiani del calcio, si rivolge in una lettera aperta a Roberto Mancini che aveva criticato la categoria dei medici sportivi per il ritardo nei recuperi dei giocatori dagli infortuni. Castellacci, ora responsabile dello staff medico di tutte le nazionali, chiede «maggior rispetto» e replica duramente alle parole del tecnico dell’Inter, che ieri aveva parlato di medici «peggiorati».
«Caro Mancini, lei sicuramente ha avuto molto dalla vita, è stato un grande giocatore ed è un grande allenatore - scrive Castellacci, primario di ortopedia - ha un grande ritorno mediatico ed economico. Nonostante tutto non penso che abbia usato molta sensibilità e correttezza nei confronti dei medici del calcio che sicuramente non hanno lo stesso riscontro nè economico nè mediatico ma che hanno dalla loro solo cultura e, mi spiace per lei, professionalità. Lo sa - prosegue la lettera aperta - la cosa strana? Fino a ieri questi stessi medici venivano attaccati perchè cercavano di recuperare troppo in fretta i giocatori non pensando, si diceva, alla loro salute: oggi lei afferma che sono peggiorati proprio perchè aspettano troppo a farli rientrare in campo.
Ma come si fa a non recuperare in un mese da uno...stiramento; ma come si fa a non far rigiocare velocemente un giocatore con un trauma cranico. Lei mi fa un pò di tenerezza: la medicina è una cosa seria, forse più di un gioco. Mi ascolti - prosegue il testo - ha fatto bene il dottor Combi ad esser stato cauto con Ibrahimovic per il trauma cranico, ha fatto bene e fa bene il dottor Combi, fisiatra di nome, ad esser cauto con lesioni muscolari, perchè è così che un professionista porta avanti il proprio lavoro al di là della pressioni e delle richieste di chiccesia. Se i medici stanno più attenti alla salute dei giocatori, allora è un bene che, come dice Lei, siano peggiorati». Castellacci sottolinea che non si tratta di una «difesa d’ufficio» ma una presa di posizione chiara su «quali siano i compiti e le peculiarità di una società, lasciando a ogni professionista la libertà di poter decidere secondo scienza e coscienza e non secondo desideri altrui»