M.PRANDELLI, Faceva coraggio al marito: "Stai sereno"
I veri naufraghi siamo noi, che restiamo da questa parte dell’esecranda soglia. Manuela? Era lei — raccontano — che faceva coraggio a Cesare, negli ultimi giorni. Gli diceva: «Stai sereno» mentre il male divorante se la stava portando via. La bella donna, prostrata dalla sofferenza, sorrideva tuttavia. Finchè ha potuto, con dignità e coraggio bresciani, Manu ha affrontato in piedi le moire della malattia. Due passi in paese valgono più di mille lacrime. «Come va?» «Come deve andare? Mah, speriamo, dài...». E parlare d’altro. Con Cesare. Coi figli. Parlare d’altro e di tutto, per non lasciare alla morte l’imperio dei pensieri. Perché la vita è tenace, anche con le spalle al muro; anche con un tumore puntato alla schiena. Non piangersi addosso: regola tacita, ma così ferrea da queste parti. «Stai sereno, Cesare». Fuori da ogni iconografia e da ogni patinatura, i Prandelli erano — e sono, da qui all’infinito — una bella coppia. Un destino di sguardi e di sorrisi li aveva innamorati — a pelle, anima e fulmine — poco meno che ventenni. Storia lieve e dolce, ricamata nei giorni dell’oratorio, del cinema di paese, la domenica andando alla messa. Ragazzi di provincia, che hanno abitato un altrove di nebbia e di campagne rimaste profonde, dove la terra e l’uomo hanno ancora il senso compiuto di una storia di fatica e di pazienza. Manu e Cesare sposi: un orto nuovo per vedere nascere prima Niccolò, che oggi ha 24 anni, è diplomato all’Isef e lavora nello staff del padre — e poi Carolina, 21 anni, studentessa universitaria.
Cesare era entrato dalla porta principale nel reparto giocattoli della vita, nel calcio elisio della popolarità, all’apice dei guadagni, ma con Manu non aveva smesso di traguardare Orzinuovi come l’ombelico della familiarità e degli affetti non raminghi. Il canovaccio che dà un senso alle cose. Nella buona e nella cattiva sorte, come si dice. La coppia ha lottato in perfetta sintonia, pellegrinando di ospedale in ospedale, alternando sconforto a speranza. Senza mai abdicare del tutto. Fino all’ultimo. In paese c’è rispetto taciturno. E nessuna parola è di circostanza anche quando la circostanza lo imporrebbe: «Manuela era una donna eccezionale, non si può morire così a 45 anni. Orzinuovi saprà stare vicino a Cesare e ai suoi figli». «Sembrava che la situazione fosse migliorata — ricorda il sindaco Roberto Faustinelli — ma negli ultimi giorni tutto si era aggravato....». Se è vero che la vita è una partita che si perde, nella migliore delle ipotesi, dopo i tempi supplementari, la storia di Manu e Cesare è un incontro sospeso per nebbia. Non è finita: l’amore perdura.