LIPPI, Tanta voglia di ricominciare
«Io mi sento un allenatore, non sono sull’Aventino, ho fatto solo un anno sabbatico e voglio fare ancora l’allenatore appena capiterà la situazione giusta, con un progetto serio e con persone che stimo». Marcello Lippi ha voglia di tornare in pista. Fuori dal giro dalla magica notte di Berlino, l’ex ct azzurro ha intrapreso la carriera di opinionista tv ma di pensione non vuole sentirne parlare. Lippi non vede l’ora di tornare in panchina anche perchè inizia a sentire nostalgia del campo. «Comincia a mancarmi un po’ - ammette -. Avevo deciso di smettere prima che cominciasse il Mondiale e sono contento di averlo fatto. Viviamo in un mondo che è una centrifuga, dove non riesci a goderti niente e io mi sono goduto questa bellissima vittoria. E’ stato un anno molto bello, che mi ha arricchito. Ho avuto a che fare con tanti giovani, sono andato a ‘chiacchierare’ in dodici Università italiane, ma adesso ho voglia di ricominciare. Il Chelsea? In questo momento nè Abramovich nè nessuno dei suoi incaricati mi ha telefonato».
La sua carriera è stata lunga e piena di soddisfazioni e per l’ex ct azzurro è sempre bello ricordare ogni tappa.
«Ogni città dove ho allenato, considerando il momento psicologico in cui mi apprestavo ad allenare - racconta Lippi - mi ha dato grandi emozioni». Prima le giovanili della Sampdoria, poi la serie C al comando di Pontedera, Siena, Pistoiese e Carrarese fino al grande salto in A con il Cesena. «Il primo anno ci siamo salvati ma nel secondo, a metà anno, sono stato esonerato - ricorda -. L’anno successivo sono stato a Lucca, in serie B, poi all’Atalanta ed è stata un’annata splendida, per tre mesi e mezzo siamo stati terzi in classifica. L’anno dopo al Napoli, poi, è stata un’annata magica».
Ma già a metà stagione era arrivata la grande chiamata: la Juventus. «Moggi, Giraudo e Bettega sono stati professionisti di altissimo livelli - sottolinea Lippi -. Erano dieci anni che la Juve non vinceva niente e noi, nel ’94, abbiamo cominciato tutti assieme e abbiamo vinto subito. In tre-quattro anni abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere». Ma i ricordi lasciano spazio al presente: Lippi si sente ancora un allenatore e ha fame di panchina.