KUBA, Una forza della natura nella sfida viola
Un sorriso quasi straziante, su quella fascia di destra. Una serenità che stona, quando la storia di Jakub Blaszczykowski viene a galla. Immagini che scorrono negli occhi di un piccolo "Kuba", ad appena 10 anni testimone dell'omicidio della madre per mano del papà. Ragazzo che è riuscito a rialzare la testa, grazie all'aiuto di una nonna e di un pallone. E oggi, pronto per la sfida più italiana che ci possa essere, con la maglia viola della Fiorentina.
Forza della natura per eccellenza, questo Blaszczykowski. Cresciuto in patria, allevato da JurgenKlopp in Germania, a Dortmund. Anni speciali quelli in giallonero, sotto l'ala del "Mago" che lo ha trasformato in un giocatore totale e decisivo. Scatti, dribbling, cross. Col BVB, quasi 200 presenze e 27 reti. Macchina da assist, al fianco dei Lewandowski o dei Reus di turno: 43 ne ha totalizzati nei suo anni in Bundesliga.
Rapido, scattante, micidiale. Se non fosse per quei problemi fisici che troppe volte lo hanno fermato, anche in Nazionale. Saltata la convocazione al Mondiale del 2006, così come quella per l'Europeo del 2008, entrambe per infortunio. In Polonia, comunque, eroe nazionale e capitano mai fuori moda. Il fisico, dicevamo: nel 2012 il colpo più brutto, legamento crociato ko e addio sogni di gloria.
Passano i giorni e passano, soprattutto, i giocatori: poco spazio negli ultimi due anni di Klopp, 29 presenze e appena due gol. Quest'anno, sotto la guida di Tuchel, la sua maglia numero 16 ancora non era comparsa nel tabellino. Troppo tempo fermo, per valutare l'effettiva convenienza del suo passaggio a Firenze. Abbastanza, per disegnare il profilo di un professionista vero. Sofferenza, trasformata in intelligenza tattica e voglia di lottare. E se muscoli e ginocchia dovessero finalmente dare pace, un'arma letale per la fascia viola.