KOUAME, Viola è famiglia. Ikoné come un fratello
Christian Kouame ha parlato ai canali ufficiali della UEFA sulla sua Fiorentina e sul bellissimo rapporto con l'amico Ikoné. Queste le sue dichiarazioni partendo proprio dallo spirito di squadra che caratterizza i viola: "Quando parliamo della Fiorentina, la prima parola che viene fuori è 'famiglia'. La chiamiamo famiglia perché sappiamo che, se c'è un problema, il mister pensa a tutto. Anche se lo chiami a mezzanotte, è sempre disponibile e ti aiuta, proprio come un amico. Quando giochiamo contro squadre che non conosciamo, ci diciamo: "Dobbiamo restare uniti". Contro il Braga abbiamo vinto 4-0 perché sapevamo tutti che era una partita importante. Tutti volevano vincere. Se uno di noi sbagliava qualcosa, lo incoraggiavamo e dicevamo: "Non preoccuparti, andrà meglio la prossima volta". Sappiamo che l'Europa è più difficile del campionato".
Sul rapporto con Ikoné: "Quando è arrivato, l'anno scorso, era un po' solo perché non molti giocatori parlavano francese, poi abbiamo iniziato a parlare e siamo andati d'accordo. Non è successo dopo qualche mese, ma subito. L'anno scorso sono andato in prestito, ma quando sono tornato ho subito iniziato a parlargli. Siamo usciti insieme, è scattato qualcosa e siamo rimasti amici fino ad oggi. Spero che continui così. Come esempio prendo sempre la partita contro l'Inter, lo scorso ottobre. Mi hanno passato la palla in mezzo, appena l'ho controllata ho capito che Ikoné era già partito, perché lo conosco e so cosa vuole. Appena ho controllato la palla non ci ho neanche pensato, gliel'ho passata e lui ha segnato".
Ikoné come calciatore: "È un grande. È anche un ottimo ascoltatore e non pensa di non potermi insegnare qualcosa perché giochiamo insieme. È una brava persona, ascolta, sa cosa vuole e mi piace. A volte, quando sono in panchina e lui gioca, gli dico cose del tipo: "Guardalo, è in difficoltà, prova così" e lui lo fa. Non significa che io sono meglio di lui, significa che ascolta e vede che i consigli funzionano. È come un fratello minore. Non posso non dargli consigli o non dirgli che sbaglia perché voglio giocare al posto suo, non è così. Lo apprezzo, gli do consigli e voglio vederlo migliorare. Quando lo vedo gli dico: "Puoi farcela, qui sei il più forte". Gli dico sempre che è il migliore nell'uno contro uno contro cui abbia mai giocato. È imbattibile e questo è il suo punto di forza".