GILARDINO AVVISA, Il futuro è mio
Alberto Gilardino si è ripreso il posto che gli spettava nel campionato italiano, ora vuole anche quello in azzurro. «Adesso sento la fiducia attorno a me, nella Fiorentina e in azzurro. E la fiducia per un calciatore è la cosa fondamentale, fa rendere al 101 per cento. Il futuro è mio? Penso proprio di sì, ho 26 anni e sono in grado di dare ancora tanto alla nazionale», dice da Gradisca d’Isonzo, dove l’Italia di Lippi prepara la seconda partita di qualificazione ai Mondiali 2010.
Uscito dall’anno nero Milan - 13 presenze dall’inizio con 10 gol e tantissima panchina, fino all’esclusione dalla lista per gli Europei - i 90’ giocati per intero a Cipro lo candidano a occupare l’unico posto da punta centrale rimasto libero domani a Udine contro la Georgia. Viste le condizioni fisiche di Toni e le difficoltà incontrate a Cipro dal tridente col doppio centravanti, è difficile immaginare che l’annunciato cambio di formazione di Lippi possa escludere Gilardino a favore di Toni.
«Ma è una banalità dire che non possiamo coesistere - spiega Gilardino - Con l’Olanda ad Amsterdam nel 2005 e con la Germania prima dei Mondiali eravamo schierati insieme, e facemmo due gran risultati. Non lo dimenticate». Quella però era un’era fa, calcisticamente parlando. Una volta diventato campione del mondo, Gilardino ha infatti rischiato di esser cancellato dal panorama azzurro. Non fosse stato per la convocazione di Lippi, con tanto di gol nell’amichevole all’Austria il 20 agosto, la sua ultima rete in nazionale sarebbe stata quella del 6 settembre 2006 a Parigi contro la Francia.
Così il ragazzo di Biella nato in un giorno da predestinato - il 5 luglio dell’82, Italia-Brasile 3-2 - sintetizza la sua voglia di riscatto col più naturale desiderio di un calciatore nato per il gol: «Ora voglio segnare anche in nazionale», dice, come se l’unico gol che conta fosse il prossimo. Mettere un segno su Italia-Georgia sarebbe la chiusura di un cerchio: «Riscatto? Non so, certo l’anno scorso c’è stato qualche momento difficile - ammette Gilardino - lavori tanto, e poi non giochi mai. Non credo che il Milan si sia pentito di avermi ceduto alla Fiorentina, hanno tanti attaccanti. Né io mi pento di essere andato lì tre anni fa: il Milan mi aveva fortemente voluto. Ora però alla Fiorentina sto benissimo. Ho continuità di gioco, fiducia. E di mio ci ho messo la forza di credere sempre in me stesso. Sì, ora sono più forte». Discorso valido anche per affrontare la fatica: «Sono perfettamente in grado di giocare 180’ in tre giorni - puntualizza candidandosi a una maglia da titolare - Nessun dualismo con Toni, se c’è una scelta da fare la parola passa a Lippi. Io ho giocato con tante formule, da punta centrale con due esterni è più simile al modulo che ora usiamo in viola. Ma va bene tutto».