GILA-JOVETIC, I signori di Firenze
Sulle orme di Altafini e scusate se è poco. Da ieri Super-Gila fa parte - di diritto - del Club dei "centenari". Una doppietta da incorniciare la sua, nella terza vittoria consecutiva viola (in rete, su rigore, aveva aperto Pazzini): due sigilli in appena sei minuti, sui venti giocati dopo aver sostituito il Pazzo. Cento gol, mamma mia. Cento gol in 253 partite, ad appena 26 anni. Nel sabato che festeggia la panchina numero 150 per Prandelli e per l’era Corvino. Non solo, ieri Dainelli ha festeggiato le 200 partite in viola. Roba da far ammattire gli esperti di statistica, oltre che i tifosi. Perché quando riparte il campionato, sia pure contro una modesta Reggina, e Gilardino porta a dieci lo score in maglia viola, la trasferta di Champions contro il Bayern di Toni (in forse per martedì) è già un programma. Irrinunciabile. A nulla servono le celebrazioni, a nulla valgono i pensieri ombrosi sul trascorso milanista, né l’appetito per la maglia azzurra. No, adesso conta solo la Fiorentina. E allora il paragone è solo con Toni e, al più, con Batistuta nell’anno delle undici reti segnate in giornate consecutive: cioè 11. Ecco la chiave di lettura per avvicinarsi a Monaco di Baviera. Perché Gila, come ormai lo chiamano tutti in città, ricorda sempre più Batigol. Più calore, più trasporto nei suoi confronti rispetto a Luca Toni (che pure a Firenze ha fatto tanto del bene). Così l’attesa dei tifosi e dei media già da ieri sera è diventata altissima. C’è una gran voglia di Champions, non foss’altro che per esorcizzare l’incubo post-Steaua e la beffa di Lione (dove pure Gila siglò una doppietta). Da oggi non si parlerà d’altro a Firenze. Ma anche a livello europeo. Eppure è doveroso soffermarsi per un istante ancora su queste due reti di un sabato d’autunno. Sulla preziosa e promettente prestazione di Jo-Jo Jovetic: che personalità! Il montenegrino ha quasi diciannove anni, ma gioca come un veterano. Apre, smista, tocca il pallone con una confidenza che solo i veri talenti possiedono. Non è ancora un campione - Firenze non lo carichi di troppe responabilità -, ma è sulla buona strada. Ecco. La Fiorentina riparta da qui. Archivi definitivamente le polemiche - vibranti - di qualche settimana fa. Faccia gruppo, ci creda, perché poco è interdetto al suo potenziale. Affronti il Bayern di Monaco con la serenità di una squadra “grande”, non blasonata a livello internazionale, ma convinta di se stessa.