GEA, Domani a Roma la sentenza del processo

07.01.2009 15:18 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Romagiallorossa.com
GEA, Domani a Roma la sentenza del processo
FirenzeViola.it

E' attesa per domani a Roma, salvo imprevisti, la sentenza del processo per la presunta concorrenza illecita che sarebbe stata esercitata dalla Gea World, la societa' che ha gestito le procure di numerosi calciatori di serie A e B fino a quando non e' scoppiata la cosiddetta calciopoli. Domani, davanti ai giudici della decima sezione del tribunale della capitale presieduti da Luigi Fiasconaro, sono in programma le ultime arringhe dei difensori, in particolare quelle degli avvocati di Luciano e Alessandro Moggi, i principali imputati.
Quindi il collegio dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.
Il rappresentante dell'accusa, Luca Palamara, ha usato parole pesanti per definire il meccanismo attuato dalla Gea: un'associazione per delinquere - disse durante la requisitoria - che mirava 'al controllo del mondo del calcio'. Luciano Moggi, l'ex direttore generale della Juventus, per il pm, era l'ispiratore occulto e ne dettava il 'modus operandi'. Il figlio Alessandro, presidente della societa, ed il procuratore Francesco Zavaglia erano la 'longa manu'. E come una mannaia sono arrivate le richieste di condanna: sei anni di reclusione per 'Big Luciano', cinque anni per Alessandro, tre anni e sei mesi per Zavaglia. Considerevoli anche la richieste di condanna per uno dei collaboratori dei Moggi, Francesco Ceravolo (due anni e quattro mesi), mentre piu' alleggerite, solo per illecita concorrenza, sono state considerate le posizioni del figlio dell'attuale ct della Nazionale, Davide Lippi (un anno e quattro mesi) e dell'altro collaboratore dei Moggi, Pasquale Gallo (otto mesi).
Per i due Moggi il pm Palamara ha configurato una pena base di quattro anni per l'associazione per delinquere e, rispettivamente, due anni (Luciano) ed un anno (Alessandro) per l'illecita concorrenza tramite violenza e minaccia.
'Non un sistema mafioso - disse il rappresentante dell'accusa - ma un meccanismo di intimidazioni e di avvertimenti che aveva il fine di rafforzare il controllo delle procure sportive da parte della Gea'. Accuse respinte dagli imputati che hanno rivendicato la bonta' del loro operato sottolineando che erano i calciatori a rivolgersi alla Gea.
L'inchiesta giudiziaria prese le mosse nel 2004 da un'iniziativa della procura di Torino. Gli accertamenti furono poi trasferiti a Roma per competenza territoriale.