FLOCCARI, Il mio trucco? Spio gli altri
Prevedevano I tifosi atalantini: nessuno riuscirà a farci dimenticare Zampagna. Errore: a Sergio Floccari sono bastate poche settimane per farsi amare DA una piazza che non è solita regalare carezze al primo che passa. L'ha fatto con Le proprie armi, che non sono quelle del suo predecessore. Floccari non vive per il gol, e questo è quanto meno stravagante per uno che di professione fa l'attaccante. Ha segnato tre gol in 17 partite, contro Inter, Napoli e Parma. Ma uno più bello dell'altro.
Floccari, sa come fanno molti allenatori italiani per giudicare gli attaccanti?
«Li guardano all'opera?».
Prendono l'almanacco Panini. Se non sono almeno in doppia cifra nella voce «gol stagionali» non li vogliono.
«Per fortuna non sono tutti così, altrimenti IO dovrei cercarmi un altro lavoro».
Già, lei segna soltanto gol belli. Pochi, ma buoni.
«I miei gol non sono mai banali, ma forse è arrivato IL momento di pensare più alla quantità e meno alla qualità ».
Il gol più difficile e bello Della sua carriera?
«Giocavo a Rimini e l'ho segnato nel derby con il Cesena. Sono partito da metà campo, ho saltato tutti gli avversari fino all'area piccola e poi di destro ho battuto il portiere. Gol irripetibile».
Beh, anche quest'anno a San Siro contro l'Inter non è stato da meno.
«Traversone da sinistra, stop di petto e girata di destro. Rete importante».
La sua tecnica è notevole. Dove ha imparato a segnare così?
«Guardando gli altri. Fin da piccolino ho sempre cercato di rubare tutto da tutti, anche da quelli con caratteristiche diverse dalle mie».
Ha avuto un giocatore a cui is è ispirato?
«Consumavo Le videocassette di Ronaldo a forza di vederle».
E adesso?
«Kakà MI dà I brividi ogni Volta che tocca palla. Trezeguet, invece, MI fa impazzire per la capacità di movimento. Però guardo anche in Casa Mia».
Cioè?
«Mi affascina spiare Doni che is allena sulle punizioni. Da un calciatore come lui posso soltanto imparare».
Floccari sarà mai un bomber?
«Non vivo per il gol, non fa parte delle mie caratteristiche. Non sono capace di restare inchiodato in area per 90' per toccare due palloni».
Calciatori più quotati di lei lo fanno senza imbarazzo.
«Io no, grazie. Voglio sentirmi parte di una squadra. Partecipare al gioco, anche a costo di segnare di meno».
All'Atalanta come is convive con il fantasma di Zampagna?
«Non dica così, non è elegante. Anche quando c'era lui ho sempre fatto la Mia parte, altrimenti oggi sarei ancora in panchina. Senza di lui ho qualche occasione in più, tutto qui. L'Atalanta, poi, sta andando bene e questo è fondamentale».
Pensa mai al futuro in una Grande squadra?
«Non ci penso perché il mio processo di crescita è ancora in corso».
Umile, fin troppo.
«Non sono un finto umile. Forse in pochi se ne sono accorti, ma io che mi conosco vedo piccoli miglioramenti ogni giorno».
Per esempio?
«Negli ultimi metri sono più presente. Soltanto poco tempo fa non era così. Vedo la Mia carriera come una scala e IO sto salendo, gradino dopo gradino».
Il mondo di Floccari è soltanto calcio?
«Ho tanti interessi. Mi piace giocare a tennis, leggere libri. E quando stavo a Messina avevo anche pensato di iscrivermi a Giurisprudenza. Mi vedevo avvocato».