FARMACI, troppi nelle borse degli atleti
Troppi farmaci e prodotti salutistici nella borsa degli atleti: vitamine, antinfiammatori, creatina, aminoacidi ramificati, integratori alimentari abbondano in palestra, come nei campi sportivi. Sostanze reperibili sui banchi dei supermercati, nelle erboristerie o su Internet. Non si tratta di sostanze proibite, ma, comunque, di pillole o preparati che possono provocare seri danni alla salute se presi in dosi massicce. L'allarme arriva dai risultati dei controlli effettuati dalla Commissione ministeriale di vigilanza sul doping, presentati a Roma durante il quarto Convegno nazionale sul doping all'Istituto superiore di sanità. Su 1.511 atleti di tutte le Federazioni sportive - escluse serie A e B - controllati a sorpresa nel 2006 dalla commissione ministeriale, il 64% ha assunto questi prodotti nelle due settimane precedenti al test, per un totale di 2.061 preparazioni. Il 70% ha assunto prodotti farmaceutici, il 30% salutistici. Il 29% ha dichiarato di aver assunto un cocktail di tre o più prodotti contemporaneamente. Gli sportivi controllati avevano assunto cannabinoidi (32,5%), stimolanti e diuretici (20%), corticosteoridi (10%), anabolizzanti (7,5%) o sostanze attive sul sistema ormonale. «L'atleta che ha più possibilità economiche - spiega Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità - elude la legge, ma la maggioranza degli atleti fa uso di farmaci e integratori che possono portare danni alla salute». Garaci nel suo intervento ha ricordato che fans (farmaci non steroidei), integratori e vitamine, non vietati dalla legge, sono però pericolosi per la salute.
I controlli dei Carabinieri. Nel 2006 i Carabinieri del Comando per la tutela della salute hanno effettuato 88.550 sequestri di sostanza anabolizzanti, arrestato 68 persone, segnalandone 469 all'autorità giudiziaria. «Non è difficile rendersi conto - spiegano i carabinieri - che oggi il doping non tocca più solamente l'ambiente sportivo, fatto di professionisti e non, ma coinvolge sempre più figure che grazie al mondo del doping traggono profitti non di poco conto».
Gli sportivi più controllati. Sono 37, su 1.511 controlli, gli atleti risultati positivi ai test antidoping effettuati dalla commissione: si tratta di sportivi di tutte le federazioni, escluse la serie A e B, che sono stati controllati in 363 eventi sportivi, con una media di soli 33 controlli al mese. Per la prima volta, però, il controllo è stato esteso a tutti gli enti di promozione sportiva. Le federazioni più controllate sono il calcio, il ciclismo, la pallacanestro e il nuoto. Le maggiori positività sono state riscontrate nel rubgy, nella pallavolo, nel ciclismo, seguiti da pallacanestro, calcio e nuoto. «Il doping non si configura - spiega il ministro della Salute Livia Turco - solo come una truffa alla leale competizione sportiva limitata alla competizioni di più alto livello, ma anche a pratiche di abuso di sostanze farmacologiche relativamente diffuse e non sempre catturate dall’attuale sistema di monitoraggio». Il doping, precisa il ministro Turco, «costituisce una costante minaccia alla salute di tutti i giovani che si accostano e praticano attività sportiva». Il problema del doping, dunque, coinvolge tutta la società e il Servizio sanitario nazionale non ne può restare fuori. Per questo i medici di famiglia devono essese le sentinelle del fenomeno sul territorio. A fianco della normativa sono importanti i controlli costanti, una scrupolosa attività di ricerca e una dettagliata e minuziosa comunicazione e informazione verso il mondo degli atleti, della sanità, della scuola e della opinione pubblica. Dal 2003 al 2006, anche se i dati forniti dimostrano una lieve flessione dei valori percentuali (dal 2,7% del 2003 al 2,4% del 2006), gli esperti segnalano che il trend del doping in Italia è in crescita.
I progetti di ricerca. La Commissione ha anche finanziato tra il 2002 e il 2006 84 progetti di ricerca. Tra maggiori risultati si segnalano l’individuazione di microsatelliti che sono stati validati per ricercare Dna estraneo nel sangue periferico degli atleti e rilevare così la potenziale presenza di doping genetico (Università La Sapienza di Roma); uno studio effettuato dall’Istituto superiore di sanità per individuare i valori di riferimento specifici a seconda del sesso, età e tipo di sport praticato dagli atleti che consente una interpretazione più puntuale dell’uso di ormoni della crescita a scopo di doping. Inoltre sempre un’indagine della Sapienza ha evidenziato che gli atleti di sesso maschile più costantemente dediti allo sport sono più propensi all’utilizzo di sostanze per aumentare la prestazione sportiva. Sconcerta anche il dato che emerge dalla ricerca dell’Università di Tor Vergata a Roma, secondo cui 921 giovani delle scuole romane di età compresa fra i 12 e i 19 anni, pur a conoscenza che il doping sia gravemente dannoso per la salute, solo in bassissima percentuale riconoscono quali sono le sostanze dopanti.
Tra le iniziative anti doping, accanto a una campagna del ministero della Salute (Io valgo + del doping), si segnala infine l’apertura programmata di laboratori regionali anti doping con l’obiettivo non solo di controllare che gli atleti non assumano sostanze proibite, ma anche e soprattutto di fare prevenzione e valutare il loro stato di salute.