DUE FACCE DI UNA MEDAGLIA CHIAMATA UEFA

03.04.2007 07:31 di  Tommaso Loreto   vedi letture
Fonte: Metropoli Day

E’ un momento strano, quello che vive la Fiorentina. Sospesa tra gli “addii ai sogni di gloria” e il “realismo del Re”, che ha tuttavia il pregevole gusto dell’Europa. Già, perché il pareggio rimediato sull’ostico terreno di Bergamo porta con sé duplici e contraddittori aspetti. Medaglie dalle doppie facce che raccontano il presente, e disegnano il futuro, di una squadra in costante crescita. Anche e soprattutto se i margini di miglioramento sono ancora tanti. Il pareggio di Doni ha sostanzialmente allontanato la Fiorentina , almeno fino alla prossima stagione, dalla rincorsa alla Champions League. Le distanze dal quarto posto, attualmente occupato dal Palermo che ha dieci punti di vantaggio sui viola ma una partita in più, non sono sensibilmente diminuite rispetto agli ultimi tempi, ma quel che fa riflettere è il vero e proprio miracolo che questa squadra dovrebbe compiere per centrare i preliminari. Con due scontri diretti, lontano dal Franchi sia con la Lazio che con il Milan, la Fiorentina dovrebbe vincere sempre e comunque per sognare le nottate di Champions. E allo stato dei fatti l’ipotesi è sempre meno credibile. Un risveglio che, per fortuna, apre comunque le porte dell’Europa attraverso la Coppa Uefa. Prandelli, con il punto dell’”Atleti Azzurri” di Bergamo, ha infilato il suo nono risultato utile consecutivo, stabilendo il personale record sulla panchina gigliata. Continuando su questa strada, e con questo ritmo, i viola potrebbero davvero centrare un traguardo impensabile ad avvio stagione.

Eppure, le medaglie presentano anche altri aspetti, decisamente meno scintillanti. In trasferta la Fiorentina non ha del tutto superato i problemi, quasi adolescenziali, di crescita. Per ben cinque volte Toni e compagni si sono fatti riprendere dagli avversari e alla luce del doppio vantaggio di Reginaldo e Pazzini, contro l’Atalanta, il punto finale non può che lasciare l’amaro in bocca. E’ vero, il reparto avanzato a disposizione di Prandelli continua a confermare quanto di buono scritto e detto ovunque. Se non ci sono Toni e Mutu, che insieme si avviano a sfondare il muro non indifferente dei trenta gol, Reginaldo e Pazzini assicurano affidabilità svizzera. Entrambi dal primo minuto, a porte chiuse, contro l’Udinese, entrambi in gol. Domenica a Bergamo, stessa storia. Eppure, è innegabile, qualche problema, magari in altri reparti, la Fiorentina lo evidenzia. Se là davanti le assenze non spaventano, nemmeno quelle futuribili riguardanti Toni, davanti a Frey la minima defezione crea scompiglio. Senza Dainelli e Ujfalusi i viola hanno subito il forcing atalantino come se si fossero trovati nell’area di rigore del “Bernabeu” di Madrid. In tal senso, sicuramente, la dirigenza lavorerà molto per rinforzare un reparto che, salvo cambiamenti di rotta, dovrebbe perdere davvero il proprio capitano. E allora i nomi di Pepe, Cris, Caçapa, senza dimenticare gli evergreen Zapata e Canini, suonano già come necessità prioritaria per i tifosi.