DIEGO DELLA VALLE, Io mai in politica

Riportiamo un'intervista dell'ex patron della Fiorentina apparsa su Panorama. Della Valle non parla di calcio ma dei suoi progetti per il futuro
29.09.2010 11:37 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: panorama.it
DIEGO DELLA VALLE, Io mai in politica
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

È di buon umore Diego Della Valle. E come non esserlo dopo i successi del suo gruppo, Tod’s spa, quotato in borsa, che vede una crescita degli utili del 21,6 per cento già nel primo semestre del 2010; con un fatturato consolidato che ammonta a 377,5 milioni di euro, addirittura più del 5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009? Con questi chiari di luna si può gridare al miracolo italiano. Della Valle lo sa e gongola. E per questo, a volte, distribuisce consigli da imprenditore navigato o porta con i piedi per terra chi immagina grandi teorie poco concrete. Quella concretezza che invece tanto serve al made in Italy per crescere in competitività. "In realtà insisto molto sulla cultura del nostro saper fare perché è importante per tutti farlo conoscere al mondo" ama ripetere. E a conferma del suo credo, questa volta stringe una collaborazione con
un’istituzione storica qual è il Teatro alla Scala di Milano.

Cosa c’entra la Scala, tempio di lirica e balletto, con la Tod’s?
"Intanto sono entrambe appassionatamente italiane. Comunque, non si tratta di immaginare parallelismi. È un fatto di comunicazione. In Cina, in tutta l’Asia, bisogna spiegare cosa significhi veramente l’alta qualità, il fatto a mano, la conoscenza del particolare. Tutto questo è un dato di cultura. Mi sono chiesto: quale può essere il simbolo italiano più noto al mondo per comunicare questi valori? La Scala. Così ho contattato il direttore Stéphane Lissner per un incontro".

Ne è nato il progetto di un video, «Italian dream», in cambio di una sponsorizzazione?
No, non è andata proprio così. La Tod’s da tempo sostiene le arti e la cultura. In questo caso contribuiremo alla realizzazione delle produzioni teatrali per un anno di stagione artistica. Il video è invece un progetto di comunicazione molto forte, rispettoso delle identità culturali delle due parti. È stato emozionante vedere come il corpo di ballo della Scala riuscisse a mimare, danzando, le fasi di lavorazione dei nostri artigiani, attraverso sofisticate e poetiche dissolvenze. Prima del video c’è anche un backstage esplicativo dove il lavoro che si svolge dietro le quinte, nei laboratori Ansaldo del teatro, fatto da artigiani e maestri del costume, viene alternato a quello dei nostri artigiani del fatto a mano nelle Marche. Presentiamo il video durante la settimana della moda di Milano.

Un inno all’italianità, però il regista è tedesco…
Sì, perché Matthias Zentner, che viene da Monaco di Baviera, è un esperto in questo tipo di comunicazione e di montaggio, è uno specialista nel riprendere i gesti meccanici del corpo.

A proposito della settimana in corso del prêt-à-porter, sembra che tutte le polemiche di giugno sul calendario accorciato siano rientrate. E a quanto pare, il direttore di «Vogue America», Anna Wintour, non si sta perdendo un party.
Diciamo che le passate polemiche, che hanno coinvolto anche me, sono servite più che a Wintour a svegliare dal sonno profondo i nostri addetti ai lavori. Wintour ama il nostro Paese e il made in Italy, la polemica era artefatta. Comunque sia, noi siamo padroni a casa nostra. È stata brava Letizia Moratti a rispondere prontamente alle richieste che le vevenivano fatte; e sono stati bravi gli stilisti a mettere da parte l’egocentrismo del brand per fare sistema.

A distanza di due anni dal crollo della Lehman Brothers, qual è la situazione del made in Italy?
Per tutte le aziende, grandi e piccole, che hanno avuto la forza di globalizzarsi, proponendo sui mercati mondiali prodotti di qualità, il futuro è sicuro. Le aziende del nostro settore non hanno mai chiesto nulla allo Stato e per quanto ci riguarda non c’è la rottamazione. Forse è arrivato il momento di chiedere incentivi per la ricerca, senza la quale non può esistere qualità, e un aiuto alla distribuzione nel mondo, magari cercando di creare delle piccole Expo del made in Italy. Sembra l’invenzione dell’acqua calda, ma basterebbe. Inoltre, per poter produrre in Italia e non delocalizzare, servirebbe ripensare seriamente al sistema di tassazione. E credo che se un pezzetto di patrimonio contributivo andasse ai dipendenti la qualità di vita degli operai migliorerebbe a favore di una più solida pace sociale.

Lei non scende in politica?
Mai. L’imprenditore ha caratteristiche che non coincidono con quelle del politico. Il primo pensa a fare il proprio interesse, ovvero quello della sua azienda. Il politico ha tutt’altra formazione, è più proiettato verso la collettività.

E Luca di Montezemolo?
Non credo che lo farà mai. Ha figli più piccoli dei miei e vuole goderseli. Il nostro sogno è quello di andare in vacanza, a divertirci al mare.