DI CARMINE, Il gol è il mio mestiere
Fin da piccino, con i Pulcini dell’Antella per lui giocare a pallone voleva dire una cosa sola: buttarla dentro. E se sbagliava un gol s’arrabbiava parecchio. Attaccante puro, Samuel Di Carmine, 19 anni. Senza tentennamenti. A Firenze uno come lui lo definiscono «un bel coccolo»: un metro e 85 per 78 chili. Fisicaccio da gladiatore dell’area. Tanto per sorridere, Batistuta «era» alto uguale e cinque chili più leggero.
Punta centrale nata, capace d’adattarsi sulle fasce, Di Carmine è un fiorentino innamorato della maglia viola che indossa nelle formazioni giovanili da una dozzina d’anni e dove spera di crescere ancora. A meno che, a gennaio, Prandelli, Corvino, papà Emidio e il procuratore decidano di prestarlo a una società di B o di C in grado di garantirgli un posto da titolare. Scalpita Di Carmine, gioiellino scintillante del vivaio viola. La voglia di scaraventarla alle spalle del portiere gli bolle nel sangue. Ma sa stare al suo posto, e aspettare lavorando paga. Nelle gerarchie prandelliane ha già scavalcato Lupoli come riserva di Pazzini, Vieri e Osvaldo. Lo dimostra l’esordio europeo, festeggiato dal sesto gol all’Elfsborg una settimana fa.
AGLI ALLENAMENTI babbo Emidio non perde una mossa del figliolo. Sono 35 anni da quel pomeriggio quando Di Carmine senior giocò la sua unica partita in serie A con il Cagliari, a Torino contro la Juve. Samuel ha già colto due gettoni in prima squadra, e non ha intenzione di fermarsi. Da tre anni leader della Primavera gigliata, ha esordito in A grazie a Prandelli a Torino con il Toro per una manciata di minuti nel finale, il 25 ottobre 2006. Poi altri 25 minuti in casa con l’Udinese, stesso campionato, da centravanti. Chi lo ha allenato gli pronostica un futuro radioso. Luciano Chiarugi lo ha avuto negli Allievi viola tre stagioni fa: «E’ forte, veloce. Fin dai primi calci si capiva che era un professionista, uno molto motivato. Timido fuori, una belva in campo. Un destro che non si vergogna di calciare di sinistro. E’ sulla strada giusta, Prandelli saprà valorizzarlo al meglio. Un consiglio? Non deprimersi quando le cose non vanno e non esaltarsi quando la palla gira nel verso giusto. Però per spiccare defintivamente il volo dovrebbe giocare con maggior continuità».
SUL PUNTO non concorda Adriano Cadregari, ex tecnico della Primavera, due campionati con Di Carmine: «E’ ancora presto per lui. Giocare un altro anno in Primavera può servirgli più di un’esperienza tra i professionisti, dove magari rischia di finire confinato in panchina. Deve migliorare nell’uno contro uno da fermo e nel gioco aereo. Sentirete parlare di lui». Lo paragonano a Pippo Inzaghi come rapidità in area. Ma con appena un po’ di dieta arriverebbe presto al peso forma di Batigol...