DEL PIERO, Offeso per trattamento Ranieri

09.10.2007 09:21 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Gazzetta dello Sport

Altri prati, altra sfera, altro sport. Alessandro Del Piero ieri mattina ha sfogato su una pallina da golf le delusioni che sta procurandogli il pallone. Un torneo pro-am nel novarese in coppia con l'amico Peppo Canonica gli ha ridato il buonumore perso domenica. Per un giorno, un giorno solo, il campione di San Vendemiano si è buttato alle spalle la panchina di Firenze, l'esclusione dalla nazionale, il contratto che tarda. Da oggi pomeriggio riabbassa la testa a Vinovo convinto che solo con il lavoro può riprendersi quanto ha perso. C'è rimasto male, inutile nasconderlo: «Mi dispiace di non far parte del gruppo azzurro per Italia-Georgia. In bocca al lupo Italia!». Ma lo sapeva dal giorno in cui, meno di un mese fa, disse a Donadoni più o meno così: «Sono una punta. Se non mi può accontentare preferisco che non mi convochi. Meglio altri da centrocampisti». Quella di domenica, dunque, non è stata una sorpresa. In fondo l'aveva chiesto lui. Il dispiacere sta nel fatto che il c.t. non lo considera tra i primi cinque attaccanti italiani. Ma lo era stato anche finire in tribuna, il mese scorso a Kiev.
JUVE AMARA Con la Juve è diverso, perché la Juve è (era?) la sua famiglia e perché Del Piero ha saputo solo domenica mattina che contro la Fiorentina non avrebbe giocato. Senza che Ranieri gli desse spiegazioni. «Un allenatore non è tenuto a motivare le sue scelte con i giocatori — aveva detto Ale una decina giorni fa — Però ci sono tecnici che hanno più dialogo, spiegano, come Ranieri, e altri come Capello che comunicano di meno».

Ora Ranieri nella gestione del numero 10 comincia a comportarsi come Capello: l'altro ieri è stata la 100ª volta che Del Piero sostituiva un compagno.
UGUAGLIANZA La panchina in sé non è un problema. Il capitano è cosciente del fatto che a quasi 33 anni non può giocare tutte le partite. Ma pur nel rispetto dei compagni gli riesce più difficile vedersi come gli altri: se i giocatori della Juventus fossero «tutti uguali», come ha detto Ranieri, l'esclusione di Del Piero non susciterebbe tanto scalpore. Probabilmente Ale si rende conto di attraversare un periodo di appannamento. In 7 presenze ha segnato un gol, mentre Iaquinta che gli ha soffiato il posto ne ha fatti 4 in 4 gare, al ritmo di uno all'ora. Anche per questo ha accettato la panchina senza mugugni, sostenendo i compagni e sforzandosi di fare la sua parte nel quarto d'ora che gli è stato concesso. Per dare il meglio ha bisogno di essere coinvolto, come a un soldato serve un ideale per combattere con valore. Ma forse oggi Del Piero non si sente abbastanza coinvolto ed è evidente che la vicenda del contratto non è estranea. Ale ha vissuto l'offerta della società come un segno di sfiducia, non si sente più al centro del progetto bianconero, anzi sospetta l'ammainabandiera. L'autostima, che è la sua grande forza, in questo caso provoca frustrazione e gli rende più difficile accettare determinate proposte.
CONTATTO Ma dopo le schermaglie verbali della scorsa settimana fra Alessio Secco e il fratello Stefano c'è stato un contatto e a breve verrà fissata la data del quarto incontro, che Ale si augura decisivo per l'accordo e per la firma. Visto il rendimento più recente, però, difficilmente la Juve farà ulteriori passi incontro. Quindi ora spetta a lui decidere se prendere quel che gli viene offerto e chiudere almeno il fronte del contratto o tenere duro e aspettare tempi migliori, puntando sul fatto che un periodo in chiaroscuro non può inficiare 15 anni di onoratissima carriera.
IL BELLO DELL'AUTOSTIMA Quanto al fronte tecnico, Del Piero, pur ritenendosi in credito con la sorte sa che non è solo per sfortuna se è finito in panchina. Dopo una critica obiettiva e onesta della situazione, senza accampare scuse o dare colpe ad altri, da oggi è determinato a reagire nell'unico modo che conosce, cioè lavorando su se stesso. Perché sa che la forza per uscirne è dentro di lui: è il lato positivo della sua autostima, quella che lo ha fatto sempre risorgere.