DE SISTI, Fiorentina e Udinese si equivalgano
Giancarlo De Sisti non è solo un pezzo di storia dell'Udinese (seppur breve): è un pezzo di storia importante del calcio italiano. Un signore dentro e fuori dal campo così come un campione e un allenatore preparato. Fato volle poi che tutto cominciò proprio a Udine il 12 febbraio 1961, quando con la Roma esordì in campionato. Dopo 25 anni i destini si incrociarono nuovamente, e De Sisti prese il posto di Carosi (che aveva sostituito Vinicio) in sella alla squadra Bianconera, ancora sotto le mani di Mazza. “Infatti ho vissuto il passaggio di consegne tra Mazza e Pozzo”, ricorda nell'intervista esclusiva rilasciata a Udineseblog.it. Una esperienza che gli ha lasciato molto sotto il profilo umano e professionale: “in quell'anno e mezzo ho capito bene come sono i Friulani. Gente che lavora e che non è facile a lasciarsi andare, ma quando ti capisce poi ti ama e non ti lascia mai, accogliendoti come un fratello. In Friuli la gente ha capito chi ero, che davo il massimo per ogni cosa, che in quel momento per me esisteva solo l'Udinese. E anche dopo il primo semestre, quando arrivò la penalizzazione non pensai nemmeno per un attimo di abbandonare”.
Un rapporto quello tra i Friulani e De Sisti che non è mai venuto meno: “ricordo che mio figlio allora era piccolo e quando lo accompagnavo a scuola incontravo parecchie persone e tutte mi volevano offrire il 'Tajut'. E io che non ero abituato a bere dicevo sempre di si per non perdere l'occasione di incontrarli! Tra l'altro uno dei più bei ricordi ce l'ho ancora appeso in casa ed è un piatto di ferro con scritto sopra 'mandi', uno dei più bei cimeli che ho. Ricordo gli incontri con la 'Famiglia delle zebrette'. In poche parole è stato un periodo fantastico!”.
Non solo con la gente. Anche con la squadra aveva instaurato un rapporto di reciproca fiducia e stima, nonostante quel fardello di 9 punti che nell'ultimo anno condizionò tutti: “ricordo tutti. Da Miano, un inglesino che sapeva farsi valere, al mitico 'Galpa' fino a Casarsa: un soggetto spettacolare dalle mille risorse sempre pronto a farti la battuta o a raccontarti una barzelletta. Ma anche con la società avevo instaurato un bel rapporto. Prima il mio interlocutore fu solo Pozzo, poi ci fiu anche Dal Cin. Con entrambi c'è sempre stato un rapporto corretto e coerente con la situazione che stavamo vivendo”.
Purtroppo quei nove punti in meno sono stati tremendi: “era come stare sempre sott'acqua, una sofferenza, anche se qualche soddisfazione ce la siamo tolta. Eravamo una squadra che voleva tentare l'impresa e questo carattere si vedeva. E rimane il fatto che ci saremmo salvati senza quella penalizzazione”.
Dal passato al presente. Con una Udinese che stupisce. “Mi piace molto come gioca e per come Marino la fa giocare. Del resto il tecnico aveva fatto giocare bene anche il Catania e le altre squadre che ha allenato. Il 3-4-3 è poi un modulo che ricorda la mia Roma che giocava con il 3-4-1-2 con Massaro e Iachini esterni. Se tutta la squadra partecipa attivamente è un modulo che può dare parecchie soddisfazioni”.
Sul campionato e sulla corsa Champions, De Sisti afferma che “l'Udinese è partita bene, poi ha avuto un momento di appannamento e adesso si è ritrovata. Credo che Fiorentina e Udinese si equivalgano come coefficiente di valori. Sono due squadre forti. I Viola hanno una linea mediana molto forte, che con Donadel perderà forse in qualità ma acquista in fisicità. L'Udinese ha molti cambi di gioco e arriva spesso alla conclusione. Di Natale è fortissimo, e ha tanti virtuosi del pallone come Quagliarella. Credo che lo scontro diretto tra queste due squadre possa dire davvero qualcosa in più sulla corsa Champions”.
Sulla corsa scudetto invece è possibilista: “fino a qualche tempo fa sembrava impossibile un cedimento dell'Inter. La Roma aveva vissuto un periodo nero 10 giornate fa. Penso che l'uscita di Mancini dopo l'eliminazione dalla Champions abbia in qualche modo influito. La squadra non è più quella di prima”.
Infine una domanda che in molti si son fatti. Come mai una persona come De Sisti, grande allenatore e conoscitore di calcio non ha più allenato? La risposta è fin troppo facile: “nel 1994 contestai Moggi apertamente e attorno a me fu terra bruciata. Non volli prendere due suoi giocatori ad Ascoli che lui voleva darmi. Magari se li prendevo andavo in B lo stesso ma allenavo ancora!”
La domanda finale è quindi d'obbligo: il calcio saprà mai cambiare? “ci vorranno anni, ma prima di cambiare serve fare piazza pulita, tenendo solo le persone per bene, che ci sono. Bisogna ripartire cambiando mentalità, tornando ad insegnare nelle scuole, riportando la cultura dello sport e cercando di essere meno speculativi. Ma nel calcio purtroppo girano troppi soldi..."