CITTADELLA VIOLA, E' ultimatum
Fanno sapere i Della Valle che non vogliono aggiungere altro al loro messaggio, un morbido ultimatum travestito dal plastico disegnato dall’architetto Fuksas, idea svelata in pompa magna nell’hotel cittadino con più stelle. Era il 19 settembre 2008. Sul medesimo argomento è più recentemente tornato il patron Diego — vigilia di Pasqua — per ribadire, caso mai qualcuno non avesse ben presente i rapporti con l’italiano, che allo sviluppo del nuovo stadio-cittadella viola sono legate le potenzialità calcistiche della Fiorentina. Chi vuol capire capisca, se l’autofinanziamento s’intreccia con le cubature cementificate il problema andrà affrontato, e non rimandato come è stato fatto finora. Soldi, calcio, cultura, divertimento
CONCETTI che si mescolano, nell’ordine, a molte cose noiose: urbanistica, equilibrio della città metropolitana, compatibilità strutturali, appetiti di gloria e disponibilità dei sindaci della Piana, tempi legati al sequestro dell’area di Castello (quella individuata e preferita), investimenti da fare e finanziamenti da ottenere in tempi ragionevoli, una volta ottenuto il via libera dalle istituzioni. Questo è il problema. Alla parola tavoli di confronto DDV è leggermente sbiancato, ma queste sono le regole. I tempi biblici fanno parte di un background che il nuovo sindaco dovrà secondo i Della Valle affrontare con piglio più decisionista rispetto ai suoi predessori, pena una probabile presa di distanza da parte della famiglia marchigiana che ha raccolto i destini fiorentini della squadra viola, quella che muover il mondo fa, almeno da queste parti.
In poche parole: «serviranno dai 60 agli 80 ettari di terreno e i lavori dovranno essere ultimati entro tre anni», disse il 19 settembre Diego Della Valle che aveva già idealmente indossato la tuta del capomastro. In realtà era un messaggio chiaro, praticamente un ultimatum. Vivacchiare o svoltare. Accontentarsi di arrivare quarti — al massimo — o puntare sull’autofinanziamento sfruttando i finanziamenti autoprodotti attraverso la cittadella viola. E i finanziamenti? «Ci sarà la famiglia, poi una grande banca d’affari e una serie di società di gestione specializzate per le opere che intendiamo realizzare». Su quali terreni? Pagati da chi? E con quali opere viarie?. «Quando sono arrivato a Firenze — parole di
DDV nella conferenza stampa del 19 settembre — mi dissero che avevo il braccino corto. Ora è arrivato il tempo di misurare quanto siano lunghe le braccia degli altri».
Impossibile equivocare. Sul piatto c’è un’idea di sviluppo che mescola calcio e investimenti edilizi con musei, il centro commerciale, gli alberghi, l’eurodisney del calcio, e la down-town con tutti i negozi e i ristoranti più noti in città.
UN PROGETTO assolutamente faraonico se si paragona con quello che, più modestamente, Prandelli sta cercando di ottenere da quattro anni: lo sviluppo dei campini con una serie di strutture finalmente compatibili con le ambizioni di una squadra top di serie A. Per ora ci sono stati grandi annunci da parte del Comune e altrettanti rimbalzi. «Motivi burocratici»: sempre la stessa spiegazione. E poi la durata della convenzione per lo sfruttamento dell’area. E poi ancora il progetto urbanistico che non era in linea con l’area circostanze. E si parla di una palazzina accanto ai campini. Figuriamoci una cittadella viola.