CAVANDOLI, Tradita da Renzi e dal Pd
Ha fatto bene, ha sbagliato. La politica miete giudizi. Ma Barbara Cavandoli ha scelto. Ha scelto di lasciare il campo a testa alta. Uscendo dal mondo dello sport, del calcio, regno del maschio.
Dove una donna che non sia atleta, al massimo è velina. Poc’altro. Ha scelto di mollare una poltrona dopo averla conquistata sei mesi fa: serve coraggio anche per questo. Quanti lo fanno? Il day after è soprattutto solitudine per lei. Anche se sulla sua pagina del social network Facebook continuano ad arrivare a centinaia i messaggi di solidarietà.
"Sola, l’hanno lasciata sola", dicono le persone che intorno a lei fanno quadrato. Non ha voglia di parlare, "per senso di responsabilità". "Ciò che aveva da dire lo ha scritto nella lettera".
In casa, poi al bar per fare colazione, con un sorriso che non si spegne. Barbara racconta agli amici più stretti cosa è successo. E com’è accaduto. "Ci ho pensato a lungo, non è stata una reazione uterina. Non mi hanno ceduto i nervi, ma anzi sono stata spinta dalla consapevolezza di fare la cosa giusta". Questo ha detto. Poi sul letto, portatile sulle ginocchia, ha scritto il suo lungo addio sabato notte. Martedì mattina il requiem. Ferma davanti al video. Con la lettera specchiata negli occhi. Le parole che pigiano in testa. L’indice trema prima del clic: ‘Invia’. E’ finito tutto.
"L’ex assessore allo sport voleva rendere pubbliche le sue dimissioni lunedì — racconta l’amica con la quale ha parlato, a cose fatte —, l’entourage del sindaco l’ha bloccata. ‘Prenditi una settimana di tempo per riflettere’, le hanno detto. ‘Vedrai che il sindaco ti telefona. Non mandarla. Vedrai che il sindaco ti cerca’. Non è accaduto niente. Dopo il polverone sollevato al gruppo del Pd e poi in consiglio, per l’ordine del giorno sulla partecipazione di Firenze come sede degli Europei di calcio 2016, Barbara ha deciso". E non si torna indietro più.
Lei lo sa. Il sindaco è intelligente e la conosce: il 27 giugno, quando Renzi la invitò al colloquio per offrirle la delega allo sport, non era ancora convinta di accettare. ‘Ho la mia personalità, cazzottiamoci e confrontiamoci se è necessario, poi troviamo una strada seria e responsabile. Io non sto nei posti a tutti i costi». E’ stato questo il manifesto con cui Barbara si è presentata al sindaco Renzi.
"Credevo in un partito nuovo", dice ancora oggi. Forse meno convintamente di ieri. "Crede di aver fatto la scelta migliore". "Tra 24 ore nessuno si ricorderà più di me — confida all’amica —. Ma politica e dignità per me vanno a braccetto. E penso che un gesto così sia servito a mettere le persone di fronte alle loro responsabilità. Favorirà la chiusura delle trattative per la convezione".
Sono stati passi maturati giorno dopo giorno, quelli di Cavandoli. Si era impegnata con la città "anche con un programma di mandato per la politica sportiva, qualcosa di molto diverso da ciò che era stato fatto finora". Ma aveva bisogno "di un percorso per entrare nei gangli della città, un percorso che mi fornisse forza e autorevolezza".
La questione con la Fiorentina per la convenzione, ha creato un presupporto per cui Barbara ha scelto di fare un passo indietro. Questo è il racconto filtrato dall’amica: "Ci sono accordi che o li chiudi entro un certo tempo o non li chiudi più. Erano tre mesi e mezzo che ci lavoravo con tutta se stessa. E con una linea condivisa con il sindaco — dice —. Al momento in cui Renzi si è presentato in conferenza stampa, ha deciso di andare avanti da solo". Perché? "Non ha detto con me c’è l’assessore, di fatto delegittimandola". Sono riferite a questo le parole di Cavandoli nella lettera: "Tu sei sceso in campo e io ne devo uscire".
"Senza quella legittimazione Barbara non avrebbe avuto la forza per stravolgere la politica sportiva. Non è il tipo da restare attaccata a una poltrona in modo mediocre, senza forza, senza autorevolezza, senza incidere nel cambiamento. Non avrebbe mantenuto un basso profilo per le piccole cose. Ha scelto di andarsene a testa alta".
Il giorno dopo, Cavandoli è serena. Con gli amici spende qualche interrogativo: "Dov’è il mio partito? Quale posizione prende? Qual è il progetto politico?". Non se la prende con la Fiorentina.
Ma era da giovedì che parlava con il sindaco delle sue dimissioni. "Lui le aveva detto e ripetuto di lasciare perdere". Si erano visti giovedì sera, poi venerdì mattina. Il resto è cosa nota.
Da oggi per Cavandoli comincia una vita nuova. "Non si è ancora chiesta cosa farà, ma se lo domanderà. Non sempre quando si esce dalle situazioni si sa già dove andare. E’ uscita senza paracadute. Ora andrà a cercarsi un lavoro".