CASO BEATRICE, Le accuse dei Nas a Mazzone
"Un approccio terapeutico omicida" e "spinto da logiche di sfruttamento dell'atleta, considerato più alla stregua di animale da reddito che di essere umano". E' quanto scrivono, secondo un articolo de L'Espresso in edicola domani, i carabinieri dei Nas di Firenze sulla morte di Bruno Beatrice, calciatore della Fiorentina deceduto, a 39 anni, nel 1987. La leucemia mieloide, secondo gli inquirenti, fu provocata dal doping massiccio a cui Beatrice veniva sottoposto. E la responsabilità principale, secondo l'inchiesta dei Nas citata dal settimanale, sarebbe del suo tecnico di allora: Carlo Mazzone.
Mazzone, si legge nel rapporto ottenuto da L'Espresso, avrebbe "sottratto la gestione dei problemi fisici di Beatrice allo staff medico del club prendendola in mano direttamente e attraverso un uomo di sua fiducia". Da qui il bombardamento di raggi Roengen a cui Beatrice fu sottoposto per guarire più in fretta dalla pubalgia. Sulla base dell'indagine dei carabinieri riportata da L'Espresso, dopo le prime cure e una visita a Roma, Beatrice torna a Firenze dove viene spedito a Fiesole, nell'ospedale Villa Camerata. Qui verrà sottoposto a tre mesi, dal marzo al giugno del 1976, di trattamenti quotidiani con raggi Roentgen, "senza che sia tenuta alcuna cartella clinica".
I Nas scrivono che "è Mazzone a trovare il metodo magico", un approccio terapeutico basato sul "fai-da-te", sulla "terapia spinta e nascosta, approfittando dell'ingenuità e dello zelo dell'atleta". Mazzone avrebbe agito con la collaborazione di Ivo Micucci, fisioterapista dell'Ascoli, con cui il tecnico avrebbe continuato a consultarsi privatamente anche a Firenze. Sarebbero stati loro due a decidere di mandare Beatrice a Villa Camerata, per la riservatezza che un primario di questo ospedale, Inson Rosati, garantiva a Mazzone e al club.
L'Espresso riporta anche le considerazioni dei carabinieri sulle dichiarazioni fornite da Mazzone durante l'inchiesta. Il tecnico, secondo il rapporto, avrebbe dichiarato "tutto il contrario di quello che l'evidenza dei fatti ha dimostrato", in particolare quando avrebbe sostenuto di non essersi "mai intromesso nella gestione sanitaria dei calciatore". La conclusione dei Nas è perentoria: l'ipotesi, si legge nell'articolo, è che "Mazzone e Micucci siano responsabili di omicidio preterintenzionale, perché sarebbero stati coscienti - anche secondo i protocolli medici dell'epoca - che i loro comportamenti avrebbero potuto portare alla morte di Beatrice". Ora il pm Luigi Bocciolini dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio.