CAMPIONATO, Volano i "tappi" ed è ora di calcio-champagne
Miccoli ha quasi sbancato da solo, otto giorni fa, l’Ardenza. Foggia ha spedito al manicomio mezza difesa della Juve, beffando pure Buffon, mica uno qualunque, due volte dal dischetto. Maglia azzurra guadagnata, per lui, in virtù di un inizio di stagione folgorante. Del Piero è sempre lo stesso, imprendibile e geniale negli spazi stretti. Rosina ha segnato all’Olimpico un gol da incorniciare, cucchiaio sotto l’incrocio, parabola da predestinato. Lavezzi è stato paragonato a Maradona per i dribbling brucianti, lo scatto secco, il repertorio sin qui sciorinato: ha già il San Paolo ai propri piedi, fondamentale, adesso, balzato in prima pagina, sarà la continuità di rendimento.
Brevilinei al potere. In modo prepotente, collegiale, univoco. Con loro che colorano le copertine cambia pure il modo di giocare di molti clubs. La loro esplosione, il loro autografo sul primo segmento di stagione certo non equivale a mettere alla sbarra i centravanti-boa, le torri, quelli che sgomitano alla ricerca della giusta mattonella, per fare blocco, orientare gli spazi, pure concludere in porta. Mutano però gli schemi, si prediligono azioni palla a terra: inutile, con tanti virtuosi a giocare divinamente, avallare lo spiovente, il cross dal fondo. Gli allenatori si adeguano, varano nuovi approcci d’attacco.
Le fasce, ovvio, sono sempre meta di laterali e incursori: cambia il momento conclusivo dell’azione, però. Lo schema prevede, adesso, la palla all’indietro, preferibilmente rasoterra, perché i brevilinei sono spesso imprendibili in pochi centimetri quadrati, guadagnando punizioni, rigori, calciando o propiziando assist al bacio.
Brevilinei, classe, fiuto, scaltrezza. In A ma anche in B perché con Adailton, ad esempio, appena arrivato dal Genoa, il Bologna ha subito cambiato marcia. Re di finte, scambi stretti: è tornato a segnare Montella, protagonista pure nella qualificazione della Samp nel tabellone di Coppa Uefa. Bellucci è diventato un tassello importante per Mazzarri, più di Caracciolo e Foti, fisici aitanti ma da servire in altro modo.
Forse sta lentamente evaporando la passione per il calcio fisico, dominato dai centravanti alti e grossi: il Milan, potendo gestire un budget consistente, alla fine ha optato per lo sgusciante Pato piuttosto che per Drogba o Eto’o. Palla a terra, artisti fate voi: la stagione già esalta Kakà e Inzaghi, decisivi nel primo squillo internazionale rossonero, contro il Siviglia. Elenco lungo perché i piccoli di statura, ali o attaccanti, hanno colpito a tutte le latitudini: grazie ai guizzi di Rocchi e alla sua capacità di giocare sul filo del fuorigioco la Lazio ha materializzato l’accesso alla Champions. Non è finita, ora si aspetta la resurrezione agonistica di Tavano e Cassano per confermare l’indizio, brevilinei applauditi e subito decisivi. Quale futuro per gli attaccanti dalle spalle larghe?