CALCIOPOLI 2, le inquietanti conseguenze
In questo curioso paese due giudici tengono in mano un’inchiesta sul calcio per anni e la chiudono sei giorni prima della riunione decisiva per gli Europei del 2012. Risultato? Una bella quintalata di melma rovesciata sulle ambizioni del nostro pallone. Abete continua a essere fiducioso, noi un po’ meno, ma non è questo il punto. Ci sono troppe inquietanti coincidenze che ruotano attorno a Calciopoli. Le intercettazioni furono date in pasto alla curiosità e alla volgarità proprio alla vigilia dei Mondiali. Non si poteva aspettare luglio? Per fortuna la rabbia di Lippi e degli Azzurri si trasformò in energia vincente: i piani, però, erano altri. C’è la sensazione che qualcuno non stia lavorando per ripulire il calcio (e fin qui sarebbe benedetto), ma per ucciderlo. E allora va fermato. Come funzionavano le cose prima di Calciopoli lo sapevano tutti e le telefonate confermano proprio questo. C’era un gruppo di potere ben noto (non solo Moggi, non solo la Juve e non solo quelli intercettati)) con interessi, amicizie e commistioni. Il tutto condito da millanterie, goliardia e volgarità. Il famoso articolo 1 che impone il rispetto dell’etica sportiva lo violavano praticamente tutti, a cominciare dall’allora presidente Carraro quando telefonava all’ex designatore Bergamo per perorare la causa di questa o quella società. Si avvertiva il bisogno di cambiar aria: nel nostro piccolo lo abbiamo scritto per anni. Quello che è successo, però, ci piace pochissimo.
La giustizia sportiva, la peggior giustizia possibile per gli accusati, ha comunque accertato che non c’è stato alcun illecito sportivo eppure la Juve è finita in B, soltanto Fiorentina, Reggina, Milan e Lazio hanno pagato più o meno duramente. Numerosi dirigenti prima messi alla gogna, poi sono stati quasi scagionati. Gli arbitri (escluso De Santis e non si capisce il perché) tutti assolti. Ora, con la fine dell’inchiesta di Napoli ci risiamo. Ma i processi sportivi sono stati celebrati con i documenti della stessa procura di Napoli. E nel leggerli aumentano le perplessità. Anche noi abbiamo sorteggiato gli arbitri a Coverciano e le cose non andavano come descritto dai giudici. Vien da sorridere al solo pensiero che la straordinaria Juve di Capello avesse bisogno di far squalificare Mesto o Simone Inzaghi. Con tutto il rispetto. E’ curioso scoprire che Paparesta chiuso in uno spogliatoio per punizione da Moggi (ammesso sia vero) in realtà è un arbitro-Juve. Neanche Fregoli. Lo stesso vale per Bertini di Arezzo. Ha favorito i bianconeri (0-0) contro il Milan nel 2004? L’anno dopo i rossoneri vinsero 3 a 1 e fu la Juve a urlare contro lo stesso arbitro toscano. Troppe cose non tornano. Per credere nella giustizia e nel lavoro dei giudici, dalle carte dell’inchiesta ora deve saltar fuori qualcosa di più concreto di un’ammonizione o di un rigore negato. Se poi davvero qualche arbitro accettava le tessere telefoniche straniere da Moggi, nessuna pietà. Dal Lupo non si prendono neppure le caramelle: lo sanno anche i bambini.