BERRUTO, Lo sport deve tornare nelle piazze

17.11.2007 09:27 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Violaplanet.com

Mauro Berruto, torinese, è il coach della nazionale finlandese di pallavolo, dove agli europei estivi è arrivata quarta, dietro all’Italia, Polonia, Bulgaria. Questo buon risultato gli è valsa la nomina "Coach of the Year" per la Finlandia, davanti a Roy Hodgson, che ora allena la nazionale di calcio del paese scandinavo. Berruto attualmente allena come club il Panathinaikos di Atene, squadra che è attualmente in testa sia nel campionato greco ( 9 vittorie su 9 gare) che nel suo girone di Champion's League.
La pallavolo è un'oasi felice rispetto a quanto sta succedendo nel calcio?
Nel mondo del volley italiano, in effetti, si respira un clima diverso. L'atmosfera dei palazzetti é ideale, basta entrarci una volta per capire. Il nostro pubblico é fatto dalle famiglie, ci sono tantissimi bambini sugli spalti e, storicamente (almeno in Italia) non si é mai verificato nessun episodio di violenza. È un po’ diverso qui in Grecia, dove attualmente alleno. Qui tutte le squadre sono polisportive e i derby (soprattutto quello storico tra Panathinaikos ed Olympiakos) sono spesso segnati da una presenza massiccia di polizia e, spesso, episodi di violenza. L'anno scorso, in occasione del derby di pallavolo femminile, venne ucciso un giovane tifoso del Panathinaikos e tutto lo sport greco si fermò per alcune settimane.
Si è mai trovato a tu per tu con qualche problema violento nel suo sport?
Mi é successo un episodio abbastanza grave, nella mia prima esperienza in Grecia, 10 anni fa. Ai tempi ero vice-allenatore dell'Olympiakos e sono stato aggredito da alcuni tifosi della squadra contro la quale stavamo giocando la finale scudetto, al termine di una gara. È stata un'esperienza molto brutta, non solo per l'aspetto "fisico" dell'aggressione. Mi ha fatto pensare molto, mi fa pensare molto ancora oggi.
Tornando in Italia, mentre nella pallavolo tutto è tranquillo, il calcio sembra sull'orlo della rivoluzione, anzi dell'eversione?
Io credo che la differenza sostanziale sta nel fatto che il pubblico della pallavolo è, per la stragrande maggioranza, fatto da ex-praticanti. Tifosi che conoscono il gioco, la difficoltà dei fondamentali, gli aspetti tattici. Per cui il pubblico della pallavolo sa godere del suo sport come un fatto armonico, tattico. Gode della bellezza dei gesti tecnici. In Grecia, per esempio, tutto ciò non esiste e il tifo viene vissuto molto di più in termini passionali, viscerali, legati all'amore per i colori sociali, per la squadra. È ovvio che anche in Italia tante persone vanno allo stadio con le migliori intenzioni di passare un bel pomeriggio, ma tante curve sono diventate ricettacolo di "agitatori" che nulla hanno a che spartire con lo sport.
Lei da tifoso di calcio ocome giudica questa violenza inaudita che ogni anno sconvolge il mondo del calcio?
Io da tifoso del Toro, da amante dello sport e del calcio, credo ancora nei valori "romantici" di uno degli sport più belli del mondo. Personalmente voglio ancora leggere nel calcio le poesie di Valentino Mazzola o di Gigi Meroni, l'esempio vivente del capitano Ferrini, la grinta e la generosità di Paolo Pulici. Mi rendo conto di parlare al passato, ma anche questo é un segno che i tempi sono un po’ cambiati. Credo anche che le vicende di "Calciopoli" abbiano contribuito a farci vedere il calcio di oggi con occhi più disincantati ma, come detto, da tifoso del Toro, mi aspetto un nuovo poeta, una nuova bandiera...che sia Rosina?
Avrebbe deciso di bloccare il campionato?
Sono contro tutte le forme ipocrite e tipiche di coloro che chiudono la stalla dopo che i buoi sono scappati. Fermare il campionato, se resta un gesto simbolico, non serve a nulla. Sarebbe come impedire alla gente di uscire di casa dopo un atto terroristico. Tendenzialmente io agirei al contrario, porterei lo sport (vero, sano) in piazza, nelle strade. Ritengo ipocrita lavarsi la coscienza con uno stop di una settimana per poi ricominciare esattamente da capo.
Visto che vive all'estero, cosa pensano gli stranieri del calcio italiano?
Il campionato italiano é un modello, per la qualità dei giocatori, per lo spettacolo che offre. Certo che come per tutti i modelli, si é prontissimi a sottolinearne le pecche, i vizi, gli errori. Ancora una volta devo dire che la vicenda "Calciopoli" ha minato l'immagine del nostro calcio.

In particolare i miei amici finlandesi non credono alle loro orecchie quando racconto le imprese di Moggi e compagnia. Per i paesi nordici tutto ciò é completamente incomprensibile. E quello che é successo ci ha fatto fare un passo indietro nella loro considerazione nei nostri confronti, non solo in relazione al calcio. Per ciò che riguarda la Grecia, c'é più comprensione, pregi e difetti dei nostri popoli sono molto più simili!
Cosa potrebbe prendere il calcio come esempio dalla pallavolo?
La prima cosa che mi viene in mente é il rispetto degli arbitri. I nostri arbitri devono prendere una decisione ogni 10-12 secondi. Molto piùfrequentemente degli arbitri di calcio. Ovvio quindi che possano commettere molti più errori. Non voglio dire che nel volley non ci arrabbiamo con gli arbitri, per l'amor del cielo non voglio essere ipocrita neanche io. Però il rispetto é molto diverso. E le decisioni prese finiscono sul campo, non la settimana dopo.
Inasprirebbe le regole?
Non credo nella tutela dello sport con i tornelli, gli abbonamenti nominali, la polizia negli stadi, il blocco dei campionati, il lutto al braccio. Credo nel dovere di trasmettere, prima di tutto nel mondo della scuola, l'immagine dello sport come espressione di cultura. Io credo che guardando una schiacciata di Dante, un canestro di Michael Jordan, un gol di Maradona, un salto della Isimbayeva, una corsa di Carl Lewis, un esercizio agli anelli di Yuri Chechi ci si possa emozionare come di fronte al Giudizio Universale della Cappella Sistina. É un nostro dovere insegnare ai nostri giovani a leggere lo sport con occhi diversi. Con gli occhi di chi guarda l'arte. L'arte di utilizzare il proprio corpo in forma armonica, l'arte di esprimere la propria intelligenza attraverso il movimento.
Cos'è il fair play nello sport? Se ne parla tanto, ma poco si attua.
Purtroppo il concetto di fair play da noi viene letto come un atto di stupidità, nel migliore dei casi di ingenuità. I nostri valori sono la scaltrezza, la furbizia. Per imparare il concetto di Fair Play sul campo basta fare una cosa sola. Un bel viaggio nei paesi nordici. Basta guardare un qualsiasi sport (anche discretamente violento come l'Hockey su ghiaccio) giocato in Finlandia, in Svezia, in Norvegia, in Danimarca. Racconto sempre ai miei amici che due anni fa una partita di calcio del campionato di serie A finlandese é stata sospesa per 15 minuti perché un'anatra entrata in campo era stata colpita da una pallonata. Tutti ridono e pensano "Che stupidi!". Ma chi saranno i veri stupidi?
Non pensa che allontanare la politica dalle curve risolverebbe parecchie questioni?

La politica é parte della vita quotidiana. Gli antichi greci sostenevano che le virtù dell'uomo si realizzano attraverso la guerra, la politica e il lavoro nei campi. Purtroppo (e sottolineo purtroppo) non credo che la politica sia presente nelle curve degli stadi. Naturalmente intendo la politica in senso classico, quella tesa alla ricerca del bene della comunità. Quella che vediamo nelle curve é un patetico scimmiottare simboli, spesso estremisti, che nulla hanno a che fare con la politica. Sono semplicemente tentativi di riempire un vuoto desolante. Allora la guerra diventa lo sport, la politica estremismo, manca solo il terzo luogo della virtù il lavoro nei campi, forse questa sarebbe davvero una bella soluzione!