ANTOGNONI, Aggrappati alla Coppa, il campionato...

02.04.2019 14:00 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
Fonte: Il Romanista
ANTOGNONI, Aggrappati alla Coppa, il campionato...
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

Giancarlo Antognoni, club manager viola, ha rilasciato una lunga intervista a Il Romanista, sulla sfida Roma-Fiorentina: "Sarà una partita tra due squadre che hanno fatto bene fino a un certo punto, poi sono calate. Noi ci aggrappiamo alla semifinale di Coppa Italia, in campionato c'è mancato qualche punto nell'ultimo mese: abbiamo infilato troppi risultati negativi, ma siamo una squadra giovane e ci può anche stare. Siamo giustificati, in un certo senso. La Roma era partita con ambizioni più importanti delle nostre, ha avuto vari problemi e adesso è in chiara difficoltà. Delle partite da giocatore contro la Roma ho ottimi ricordi. Sono state sempre belle sfide, la Roma degli Anni 80 era davvero forte. Quella giallorossa è anche la squadra contro cui ho segnato più gol: se non ricordo male 8 in carriera. Ma non perché ce l'avessi con la Roma, anzi. È stato il club a cui sono stato più vicino durante la mia militanza viola. Nell'estate del 1980 sono stato vicinissimo al trasferimento da voi. Era quasi fatta. Poi ci ho ripensato. Con la Fiorentina non avevamo fatto benissimo: chiudemmo sesti, dalla Coppa Italia andammo fuori al primo turno. La Roma mi corteggiava e mi decisi ad andare a cena a casa di Dino Viola: lui e Liedholm mi volevano a tutti i costi. Il presidente mi parlò del suo importante progetto, mi parlò di quanta voglia avesse di fare grande la Roma. E mi aveva quasi convinto al trasferimento. Poi alla Fiorentina ci fu il cambio di proprietà: i Pontello presero in mano il club, anche loro avevano un buon progetto, con ambizioni notevoli e così decisi di restare a Firenze. E sfiorammo lo scudetto nella stagione 1981-1982: ci costò caro il pareggio di Cagliari all'ultima giornata, la Juve vinse a Catanzaro e arrivammo secondi.

Secondi tra le polemiche? "Lasciamo perdere, meglio non parlarne, sono passati tanti anni. Se non ricordo male, la stagione prima c'era stato il gol di Turone annullato alla Roma. Magari con la Var le cose sarebbero andate in modo diverso. Poi nel 1983 la Roma riuscì a interrompere il dominio della Juve, mi fece piacere. Oltre alla Roma, a portarmi via nel 1978 ci provò la Juve, ma nulla di serio. A quei tempi non c'erano offerte dall'estero, il nostro campionato era il migliore. Cosa mi spinse a giurare eterno amore alla Fiorentina? Quello che ha spinto Totti a restare alla Roma. Anche se non ero nato a Firenze, ci sono comunque cresciuto arrivandoci a 18 anni, tutti mi volevano bene, non me la sono sentita di lasciarli. Ammetto però che erano altri tempi: non esistevano gli svincoli, era diverso, un calciatore era legato di più alla società. Oggi forse sarebbe diverso, se giocassi adesso non avrei la certezza di restare a vita in viola. In quel momento decisi di non tradire Firenze. E oggi vengo ripagato in pieno della scelta fatta".

Rimpianti? "Gli unici sono legati agli infortuni: quello del 1981 mi impedì di giocare 13 partite nella stagione in cui arrivammo secondi a un punto dalla Juve, magari disputando quelle gare sarebbe potuta andare in maniera diversa. Nel 1984 la frattura di tibia e perone fu un durissimo colpo. Il rimpianto di sempre, però, è non aver giocato la finale del Mondiale in Spagna: ho fatto sei gare su sette, saltando l'ultima. Dimissioni da dirigente? Non ero d'accordo con la scelta di mandare via Terim, così mi dimisi. Tornando indietro forse non lo rifarei, ma in quel momento la testa mi disse di lasciare. L'importante ora è essere tornato: ammetto che negli anni di lontananza da Firenze, pur avendo l'incarico in Figc con le squadre giovanili, la Fiorentina un po' mi mancava. Da due anni sono di nuovo a casa. In chi mi rivedo? In nessuno in particolare. Ma di giovani bravi ne stanno emergendo tanti: Chiesa, Donnarumma, Romagnoli, Barella e il vostro Zaniolo. Lui via da Firenze? Prima che arrivassi io. Quando sono tornato alla Fiorentina non c'era già più. Peccato. È un giocatore moderno, ha tutto per diventare un campione: è forte fisicamente, bravo tecnicamente e sa fare gol. È il giocatore ideale per il calcio di adesso".