TELENOVELA FRANCHI, TRA FONDI DA REPERIRE E PROPOSTE ALTERNATIVE

Lo stop ai 55 milioni di fondi dei Piani Urbani Integrati destinati alla ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi di Firenze ha scoperchiato il vaso di Pandora e armato le artiglierie di chi è contrario all'uso di fondi pubblici per ammodernare un impianto sportivo.
Lunedì scorso il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha convocato una conferenza stampa in piazza della Signoria, dove – accompagnato dalla Senatrice Raffaella Paita, il Sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini e la Consigliera comunale Barbara Felleca – ha svelato la propria ricetta: via tutti i fondi pubblici per rifare lo stadio (compresi i restanti, sui 200 complessivi, ad oggi assegnati), togliamo dal decreto di vincolo sull'opera di Nervi le curve affinché si possano abbattere e ripartiamo dall'idea firmata dall'architetto Marco Casamonti sottoposta informalmente a Comune e Soprintendenza, nel settembre del 2019, dal Presidente della Fiorentina Commisso.
Fu proprio dall'idea di Commisso che, nel corso degli anni, l'Amministrazione cittadina è passata dal sostenere la necessità di costruire un nuovo stadio lontano da Campo di Marte (prima Castello e poi la Mercafir), a concentrare le forze sul ridare vita al capolavoro dell'ingegneria e dell'architettura di Pier Luigi Nervi.
I documenti certificano quanto sopra. Il provvedimento del MIBACT (oggi MIC – Ministero della cultura), pochi anni fa, individuò gli elementi strutturali del Franchi da conservare in caso di possibile ristrutturazione: la pensilina, le scale elicoidali, la Torre di Maratona e l'anello strutturale originario su cui insistono le gradinate. Tradotto: tutte le strutture degli anni '30 sono intoccabili. Però, spiega il provvedimento, si possono realizzare opere per adduzione (curve vicino al campo davanti alle vecchie, copertura integrale degli spalti, nuove volumetrie per ospitare bar, ristoranti eccetera).
«Con nota del 16 novembre 2020 – si legge nelle premesse del succitato provvedimento del MIBACT – la Società ACF Fiorentina, “considerate le gravi criticità strutturali dello Stadio Franchi e le rilevanti difformità dagli standard UEFA, in vista dell’eventuale promozione di un intervento di ristrutturazione o di sostituzione edilizia del medesimo al fine di garantirne l’adeguamento agli standard nazionali e internazionali di sicurezza, salute e incolumità pubblica” ha richiesto “[...] a codesta Spett.le Direzione del Ministero per i Beni, le Attività Culturali e per il Turismo, di individuare i soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione o la riproduzione, anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria, e di indicarne modalità e forme di conservazione, anche distaccata, dall’impianto sportivo”».
«Con nota del 17 novembre 2020 – si precisa ancora nel provvedimento – il Sindaco del Comune di Firenze, in riferimento alla sopracitata nota della Società ACF Fiorentina, ha comunicato “il pieno appoggio del Comune di Firenze, proprietario dell’impianto, all’iniziativa della società sportiva, e la disponibilità a supportare le proposte progettuali che essa presenterà (eventualmente, ndr) a seguito dell’adozione di detto provvedimento” e ha trasmesso “una relazione predisposta dagli Uffici tecnici del Comune relativa alle criticità strutturali [...] nonché le carenze impiantistiche che devono essere superate, per continuare a garantire la fruibilità in sicurezza dell’impianto”».
Le reazioni della ACF Fiorentina al suddetto provvedimento del MIBACT (nel gennaio del 2021) non tardarono e furono chiare: «“Purtroppo – si leggeva in una nota del Club gigliato con le dichiarazioni del Presidente Commisso - vedo che c’è più interesse a conservare una struttura fatiscente di cemento armato di 90 anni che permettere ai tifosi di assistere a un evento sportivo con tutti i servizi moderni e i comfort di uno stadio all’avanguardia che Firenze avrebbe meritato.
Ora immagino che la burocrazia italiana insieme a tutte le realtà che si sono fortemente attivate per evidenziare al Mibact la necessità di salvare il Franchi come Archistar, Fondazioni e Comitati, siano altrettanto rapidi a raccogliere i fondi necessari che occorreranno al Comune per ristrutturare lo stadio. Bisognerà assolutamente evitare che il Franchi possa diventare una struttura abbandonata e cadente nel cuore della bellissima Firenze”. Il tema Stadio Franchi per la Fiorentina è chiuso».
A queste condizioni la Fiorentina si tirò indietro, ma il Comune (bandendo un concorso internazionale) ha avviato un percorso che ha portato all'approvazione di un progetto definitivo di ristrutturazione da finanziare con risorse assegnate dal Governo mediante atti firmati. Oggi siamo nella situazione in cui il progetto di ristrutturazione firmato ARUP si potrebbe formalmente realizzare, ma 55 milioni, dei circa 200 finanziati e autorizzati, sono spariti.
Mai, dopo decenni che in città si è tentato di fare un nuovo stadio, si era arrivati a un iter autorizzativo così avanzato. Ci hanno provato in tanti negli ultimi 20 anni. L'ex Sindaco Domenici, chi è stato Primo cittadino dopo di lui e pure Presidente del Consiglio, Nardella con la Mercafir partorita sotto l'amministrazione Renzi e sottoposta prima ai Della Valle, poi a Commisso.
Cosa conviene fare adesso? Battersi per reperire i fondi tagliati e far partire i lavori di un progetto approvato, o ricominciare un percorso daccapo?
Se il Comune di Firenze vorrà andare avanti per la sua strada – sfidando il leader di Italia Viva che prefigura che “Dario (Nardella, ndr) vada a battere nel muro” - entro poche settimane dovrà risolvere una volta per tutte la questione fondi (avendo risposte certe dal Governo o ricorrendo a finanziamenti da richiedere in proprio). Così che il prossimo autunno, se si concludessero positivamente le procedure restanti, potrebbero iniziare le cantierizzazioni.
Se salta il progetto ARUP, oltre a gettare nel cestino quasi 10 milioni già spesi, non saranno pochi gli ostacoli da superare. Si dovrà capire se e a quali condizioni il Presidente Commisso sarebbe disposto ad investire personalmente. Se realmente basterebbe e fosse possibile approvare un emendamento per cambiare un decreto di vincolo appena emesso (per far investire un privato che sulla base dello stesso affermò “Il tema Stadio Franchi per la Fiorentina è chiuso”. Inoltre la Soprintendente Rinaldi sul Corriere Fiorentino ha spiegato che “Nemmeno un provvedimento del Consiglio dei Ministri può togliere il vincolo, e non è mai successo”). E infine si dovrebbe riavviare una procedura autorizzativa, che - con studi di fattibilità, Conferenze preliminari dei servizi, progetti definitivi, Conferenze dei servizi decisorie, prescrizioni, varie ed eventuali - tra non meno di tre anni consentirebbe di giungere al punto in cui siamo arrivati oggi.
“Si starà a vedere! Disse il cieco”.