QUANTO AMORE PER LA FIORENTINA: ROCCO, I MOSCHETTIERI VIOLA E UNA BATTAGLIA DA PORTARE IN FONDO. UDINE, 106 GIORNI DOPO: DOMANI C'È SUBITO UNA PARTITA DA NON SBAGLIARE. LA PRIMA SENZA RIALTI E LA LEZIONE DI ZANARDI
Una valanga d’amore. Una voglia irrefrenabile di lasciarsi alle spalle un periodo orribile, di sbandierare il viola, di ributtarsi anima e corpo in quella follia collettiva chiamata Fiorentina. Nella manifestazione di venerdì, ironica, appassionata, coinvolgente, originale con quelle gru parcheggiate sotto lo stadio e perfino eccessiva vista la mancanza generale di mascherine, c’è stato soprattutto questo. Per dire basta alla burocrazia certo, ma anche per far sentire a squadra, allenatore e società che Firenze crede in Commisso e per questo c’è e ci sarà. Non allo stadio purtroppo, ma comunque accanto a una squadra che domani ricomincia il suo cammino. Joe Barone si è perfino commosso, ma anche Rocco ha ribadito che “non vogliamo smettere di continuare a provare a realizzare un nuovo stadio per i tifosi e per i sogni che tutti abbiamo e che non vogliamo tenere chiusi in un cassetto”. Uno per tutti, tutti per uno insomma. Il motto dei moschettieri diventa anche quello viola, perché, tra mille scogli della politica, una cosa è certa: da qui non si torna indietro. I fiorentini chiedono risposte e non si fermeranno prima di averle ottenute.
Intanto però sale l’adrenalina da campionato. Personalmente sono tra quelli che ha avuto bramosia per ripartire, in questi mesi è successo troppo e il calcio, dopo tre mesi di lockdown e con gli stadi vuoti, può essere solo una pallida controfigura del meraviglioso sport che milioni di tifosi amano. I ritmi sono lenti, lo spettacolo risente anche della generale imprecisione dovuta alla fatica. Il grande Zanardi però, appena qualche giorno fa, in mezzo a Piazza della Signoria, diceva questo: “Alla fine il segreto è la testa. Grazie a lei si può riuscire a rendere appassionante anche ciò che si deve fare per forza”. E allora forza Alex e forza Fiorentina. In ballo c’è una salvezza da conquistare e un futuro migliore tutto da scrivere. Già da domani sarà vietato sbagliare: l’occasione è ghiotta, il Brescia è in ginocchio e con un piede e mezzo in B. Va aggredito e battuto, senza se e senza ma. Eppoi, c’è un motivo in più per aver voglia di Fiorentina. Ribery, il campione, il simbolo delle ambizioni di Commisso, è finalmente pronto a tornare. Con lui in campo, a settembre, sognavamo tutti un altro campionato. Il destino c’ha messo lo zampino, ma c’è ancora spazio per scrivere un finale diverso. Che non abbia i 90 minuti nelle gambe è perfino ovvio, che possa fare la differenza anche giocando da fermo, lo è altrettanto. Beppe pare intenzionato a ripartire dal solito 3-5-2, ma Franck potrà essere l’arma letale da giocarsi a partita in corso.
Molto ci si aspetta anche da Chiesa, in quello che forse potrebbe diventare l’ultimo mese viola della sua carriera. Finora il mercato è rimasto immobile, ma un suo sussulto finale potrebbe riaccendere la miccia. In queste pazze 12 partite finali comunque, tutti saranno fondamentali. Iachini ha lavorato su più opzioni tattiche, chi ha giocato poco potrà finalmente aver l’occasione per mettersi in mostra e guadagnarsi la conferma. Barone, Pradè e naturalmente Rocco saranno lì a prendere appunti: 106 giorni dopo quell’orribile 0-0 di Udine si torna in campo. Fiorentina-Brescia, in qualche modo, farà storia. Anche perché per la prima volta non ci sarà Sandro Rialti a raccontare la sua squadra del cuore. Lui che era sempre il primo ad arrivare al Franchi, lui che la mattina della partita divorava i giornali e scendeva di casa presto, per mischiarsi ai tifosi al bar Marisa. Lui che saliva le scale a fatica ma era sempre lì, in attesa di raccontare la sua Firenze finalmente gioiosa per un trionfo viola. Di sicuro, Ciccio sarebbe stato in prima linea nell’ennesima battaglia di Firenze. Quella con Rocco, per fare lo stadio e riportare la Fiorentina dove merita.