I VENTILATORI VIOLA, LA MAGLIA DI DAVIDE E LE STORIE DI VITE SALVATE: QUANDO LA SOLIDARIETA’ METTE I BRIVIDI. LA JUVE TAGLIA GLI STIPENDI E TRACCIA LA STRADA PER TUTTI GLI ALTRI. IL MERCATO EXTRALARGE E QUEL SENSO DI SQUADRA DA NON CANCELLARE
“Quei due ventilatori acquistati coi soldi raccolti dalla Fiorentina, appena arrivati sono stati subito sballati e sono stati decisivi per aiutare due persone in grave sofferenza respiratoria. E’ stata una cosa incredibile, una soddisfazione enorme”. Fare radio, pensare al Pentasport, in giorni così non è facile, soprattutto se sei cresciuto a pane e Fiorentina. Ma sentirsi dire cose del genere ti premia. Ti emoziona. Ti fa sentire parte di qualcosa di davvero importante. La splendida testimonianza del dottor Giancarlo Landini, presidente della Fondazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova, è una storia che racconta il nostro tempo. Una storia bellissima e commovente, di vita vera, passata nei corridoi degli ospedali a tentar di salvare il prossimo, molto diversa da quella fredda matematica che studia il picco di contagi e il numero di morti giornaliere.
E’ una storia, quella di Landini, di cui fanno parte anche le persone comuni, i tifosi di calcio, che infatti, appena saputo della raccolta fondi voluta da Commisso, hanno acceso il pc e si sono messi a donare. Di storie così in Italia se ne possono contare a centinaia, perché avremo anche mille difetti ma in quanto a buon cuore, quando vogliamo sappiamo essere unici. Non è un caso che il nostro Paese abbia centinaia di associazioni no profit e migliaia di volontari sul campo. Anche e soprattutto ora che la sirena dell’emergenza suona ormai da molto tempo.
Tra le tante (tantissime per fortuna) donazioni dei vip dello sport, ce n’è una che mi ha colpito particolarmente. E’ quella di Perticone, difensore bergamasco ora al Cittadella, che ha messo all’asta la maglia di Astori “perché in questo modo Davide potrà dare una mano alla sua gente, come avrebbe voluto fare lui”, Eppoi - uscendo dalla solidarietà ma restando al calcio - mi ha colpito la frase di Sala, il sindaco di Milano, piena di malinconia e allo stesso tempo di coerenza: “Come si entra allo stadio, come si esce, come si gestisce il momento in cui si è vicini. San Siro non tornerà come prima”. Chissà quanto tempo ancora dovrà passare prima di rigodersi un pienone, una bolgia, una coreografia o una trasferta in massa. Il calcio, questo è chiaro, ora conta zero, ma resta la passione più grande degli italiani e anche per questo servirà mettere in piedi un piano per farlo rialzare al più presto. In ballo infatti non c’è solo la serie A, ma l’intero movimento che comprende centinaia di squadre e soprattutto migliaia di piccole realtà giovanili nelle quali mandare a giocare i nostri figli.
La Juve nel frattempo ha già annunciato il taglio degli stipendi fino a giugno per un totale di 90 milioni. Un accordo fatto in sintonia coi calciatori e figlio dell’esigenza del risparmio. Da lunedì la Lega di A farà partire una trattativa comune con il sindacato dei calciatori, la linea comunque è quella: ingaggi tagliati, almeno finché non si riprenderà a giocare. La Fiorentina da questo punto di vista ha sempre tenuto un profilo basso: si atterrà alla linea, ma senza alzare la voce. Giusto così, le priorità adesso sono ben altre.
All'orizzonte però potrebbero esserci venti di tempesta sui soldi delle pay tv (in Francia i network minacciano già di non pagare), mentre la Fifa invece pensa a un mercato extralarge, con trattative non stop da agosto fino a gennaio. Capisco le esigenze di bilancio, ma io sarei per l’esatto contrario: poche settimane di compravendite e poi via tutti in campo. Lo sport è una sfida continua, ma con i telefoni che squillano e i procuratori a menare le danze ogni settimana, si rischierebbe di spazzar via il senso di squadra. Il punto cardine del gioco del calcio. Per il momento comunque sono solo ipotesi. Finché non sapremo quando potremo tornare alla normalità, tutto, calcio compreso, resterà avvolto in una nuvola di fumo.