ECCO COSA DEVONO FARE I DELLA VALLE PER RIPARTIRE SU BASI NUOVE E RILANCIARE IL RAPPORTO CON FIRENZE. DIVISIONE CHE FA MALE ALLA VIOLA. LA FORZA DI PIOLI CHE TRASFORMA DEI RAGAZZI IN UN GRUPPO VERO. UN'ECCITANTE GOLEADA CHE SERVE PER L’AUTOSTIMA
Della bella vittoria con il Chievo, della Fiorentina spumeggiante che voleva Pioli e che applaudo calorosamente, parlerò dopo.
Comincio con quello che mi è piaciuto meno e parlo della contestazione ai Della Valle di gran parte delle curve e, soprattutto, della spaccatura che si è creata all’interno dello stadio con i Dellavalliani contro i contestatori. Anche in un giorno di festa. Anche in un giorno da applausi.
Purtroppo il clima è ancora questo, niente è cambiato nonostante i mesi e nonostante Davide Astori. Peccato. Questo clima non mi piace e non deve piacere a nessuno perché alla fine rischia soltanto di fare del male alla Fiorentina. O almeno non contribuire a dare una mano al lavoro di Pioli che chiede unità ai suoi, ma unità a tutti per andare oltre il valore tecnico della squadra e provare a centrare degli obiettivi veri.
Divisi è più complicato, più difficile. Firenze è una città piccola, la Fiorentina si respira.
Sinceramente fatico a capire l’atteggiamento delle curve. Sapete come la penso. Da due anni e mezzo (gennaio 2016) i Della Valle hanno deciso di ridimensionare il loro impegno, è stato fatto cattivo calcio e brutti mercati. Non a caso da due anni la Fiorentina è fuori dall’Europa e dal suo livello di società storicamente importante. Sapete anche, però, che per anni ho sostenuto il lavoro dei Della Valle che hanno fatto buonissimo calcio al punto che, anche di recente, la Fiorentina è arrivata spesso quarta.
Questa è una proprietà da cacciare, da rifiutare, da ritenere indegna della Fiorentina? Non direi.
Magari posso dire che in questo momento è una proprietà da criticare (anche aspramente e io lo faccio) per le scelte, per i programmi, per l’atteggiamento. Per non sapere o non volere più fare bene calcio come un tempo.
Mi chiedo, forse ingenuamente: cosa si può fare per cercare di ritrovare una base comune visto che i tifosi non vogliono più incontrare i Della Valle dopo le delusioni passate e forse i Della Valle non si vogliono abbassare a un confronto con i tifosi-contestatori?
Sinceramente non ho mai creduto agli incontri, alle parole, alle promesse, sportive e non.
Nel calcio, come nella vita, i discorsi devono lasciare il posto ai fatti.
Se fossi Andrea Della Valle non incontrerei proprio nessuno, più semplicemente mi chiederei (anche nel mio interesse) cosa fare per migliorare prima e far cambiare poi, una situazione sgradevole e penalizzante.
Premesso che nessuno ha mai chiesto ai Della Valle lo scudetto o la Champions o risultati sportivi che sono un altro discorso, più complicato, forse la riflessione andrebbe ristretta all’atteggiamento.
Non ho la presunzione di dare consigli a nessuno, però nel calcio ci sono delle regole non scritte da rispettare e il calcio funziona se quelle regole le conosci e le applichi.
Il calcio non è solo business, bilanci, conti, ingaggi e parametri Uefa. Il calcio (soprattutto a Firenze) è una passione viscerale e un presidente deve emanare passione. Se hai quella carica i conti te li devi fare a casa tua, in pubblico devi parlare di calcio, incontrare i giocatori, essere presente nei gesti e nelle parole. Esserci in senso lato. Infatti, quello che non è più tollerabile è l’assenza, l’apatia, il distacco di questa proprietà. Serve la partecipazione.
E Della Valle non può pensare di fare come il Papa, dare una benedizione ai campini il giovedì e un’altra allo stadio la domenica. L’ho già scritto, ma mi ripeto. Se Andrea Della Valle non si sforza di cambiare atteggiamento, l’armonia non tornerà. Ma ci metto anche Diego che non può permettersi di stare su un piedistallo e far finta di non essere il proprietario della Fiorentina. E’ sua. I tifosi sanno che è lui quello che conta, deve tornare a esserci, a farsi vedere, a partecipare.
La strada è solo questa. Presenza e partecipazione spontanea e costante che darebbero l’idea di un ritrovato interesse e partecipazione.
La passione è un gradino sopra, ma ci si può arrivare gradualmente anche lì. Il calcio è qualcosa che va vissuto tutti i giorni. Devi essere un fornaio, sporcarti di farina anche se sei il presidente. E allora Della Valle, fatelo. Li andate a visitare puntualmente tutti i vostri negozi sparsi nel mondo? E allora impegnatevi anche con la Fiorentina. Non bastano le telefonate, due parole dette qua e là, assumere nuovi manager o ambasciatori. Basta apparenza, serve sostanza.
Non basta neppure l’enorme lavoro diplomatico di Gino Salica, non basta l’arrivo di Antognoni (l’avete visto?), non basta neppure l’accordo con il Calcio Storico, deciso a tavolino, con intesa economica e quindi piovuto dall’alto. Tutto bene, aiuta, ma non basta.
Se da domani Andrea Della Valle venisse più spesso ai Campini e a Firenze. Se si facesse vedere anche Diego, e non solo nelle emergenze. Se Cognigni fosse tutti i giorni in sede per valutare, consigliare, anticipare, capire.
Alla lunga qualcuno potrebbe anche pensare quello che si pensa dei presidenti amati o considerati: "Della Valle uno di noi". Uno di quelli che stanno vicini alla squadra, alla città, ai tifosi. Con il comportamento e non con le parole: lo ripeto. Poi c’è anche altro da fare, ma se non si ricomincia dalle basi e si cerca una soluzione in provetta con gli ambasciatori, promettendo chissà cosa, magari cose che non si potranno mantenere, sarà dura fare un passo avanti.
E tutto questo, attenzione, non lo dico perché vorrei che Adv si piegasse, si inchinasse o accontentasse i tifosi, lo dico solo perché un presidente di calcio, uno vero (si guardi attorno) dovrebbe fare così, anche e soprattutto nel suo stesso interesse. Un clima migliore aiuterebbe la Fiorentina a crescere, a provare a risalire.
Nel frattempo, sei gol sono tantissima roba, imprevisti e imprevedibili e proprio per questo ancora più eccitanti. Ecco, questi sei gol al Chievo li definirei proprio eccitanti. Servono a dare gas alla squadra, all’ambiente, al futuro. Servono a dare serenità, consapevolezza e autostima a tutti i giocatori per un unico obiettivo: continuare a lavorare duramente. Se possibile ancora di più a testa bassa e con più forza.
Non era una partita facile, il debutto in campionato, l’avversario con un paio di partite ufficiali in più sulle gambe, l’assenza di Veretout, il leader del centrocampo, l’inserimento di alcuni nuovi a cominciare dal giovanissimo portiere. Non era facile, ma lo è diventata grazie alla forza morale di questi ragazzi che hanno ripreso il discorso interrotto quattro mesi fa. Il gruppo base dell’anno scorso è rimasto, qualcuno è andato via, qualcuno di nuovo è arrivato, ma questi ragazzi sembrano tutti fatti con lo stampino. Danno davvero la sensazione rarissima di questi tempi, di giocare per la maglia, per i tifosi, per un obiettivo più grande di loro e per quel ragazzo che non c’è più, ma è sempre con noi, in tutti i cuori: Davide Astori.
C’è una chimica che funziona in questo spogliatoio e c’è un professore che fa imparare a memoria la formula giusta a tutti, quel professore si chiama Stefano Pioli. Ha ricominciato la stagione (se possibile) con una carica superiore a quella dell’anno scorso. La sua sfida personale continua, una sfida che è diventata la sfida di tutti. Questo gruppo vuole dimostrare che attraverso il lavoro, la compattezza, le regole, i comportamenti giusti, l’armonia, la voglia di arrivare, si possono centrare degli obiettivi altrimenti impossibili. Andare oltre, o almeno provarci, deve essere la parola d’ordine. E funziona. Sicuramente funziona per il carisma dell’allenatore diventata la figura di riferimento, ma anche per la giovane età di un gruppo di giocatori che hanno un’ambizione comune: diventare qualcuno, diventare grandi, provarci con tutta la forza e tutto il cuore.
Era questo l’atteggiamento della Fiorentina dell’anno scorso che alla fine è arrivata ottava andando oltre il suo valore tecnico, ha lo stesso atteggiamento la Fiorentina di quest’anno che nel frattempo è cresciuta nella qualità tecnica dell’organico.
Morale? Da questa squadra giovane emanano sensazioni positive e non è poco. Sappiamo come è stata costruita, sappiamo dell’autofinanziamento, di un mercato fatto di troppi prestiti e di diverse incertezze, di obiettivi falliti, ma quando si comincia a giocare tutto questo va messo da parte. La squadra è questa, punto. E questa squadra può far sperare in una stagione migliore e diversa rispetto a quella passata.
Senza illusioni, con la consapevolezza che verranno giorni difficili, che i giovani spesso hanno alti e bassi, ma dei valori ci sono e soprattutto c’è il timoniere che non molla mai.
Si riparte da qui, sperando che il sei a uno sia una bella soddisfazione già dimenticata. Lo dico per la Fiorentina, ma anche per i tifosi. Anche con il Chievo, nonostante il sei a uno, s’è visto che c’è ancora parecchio da lavorare, pensare troppo bene di questo risultato potrebbe essere dannoso. Comunque portiamo a casa la sensazione che Chiesa e Simeone sono maturati, Benassi che a me è sempre piaciuto può diventare un giocatore importante, Milenkovic si è rafforzato nella personalità e il mondiale è servito, Pezzella è un leader. Non scopro Gerson come fa qualcuno. Lo conosciamo bene. Tre anni fa lo voleva fortemente il Barcellona e un motivo ci sarà, poi Sabatini riuscì invece a portarlo a Roma. I suoi problemi non sono certamente i piedi. Può essere una risorsa. E gli altri, le scommesse, sembrano più avanti delle scommesse dell’anno scorso.
Ripartiamo da qui, in sostanza dal lavoro e dalla speranza di poter lottare stabilmente per qualcosa. Non fosse altro per la tifoseria e per la città regalando impegno, valori, emozioni.