COLPA DI CORVINO, L’AMARA VERITA’ DI BORJA VALERO. UNA SQUADRA SMONTATA SOLO PER RISPARMIARE. QUATTROMILA IN MENO ALLO STADIO, IERI SOLO 600 ALL’ALLENAMENTO: GRAVE DISAMORE. CONTRO LA ROMA SERVE IL 3-5-2 CON CHIESA VICINO A SIMEONE
Ieri Borja Valero per la prima volta ha fatto nome e cognome di chi (secondo lui) l’ha costretto a lasciare Firenze. Lo sapete già, sempre secondo Borja, il colpevole della dolorosa separazione è uno e uno solo: Pantaleo Corvino. Lasciando al direttore viola il diritto di replica alle affermazioni dell’ex centrocampista viola, comunque non si può non prendere atto dell’ennesima esternazione che mette a nudo i limiti e le criticità di questo Corvino-bis che ha costruito una Fiorentina discutibile. E’ sempre più chiaro a tutti che Corvino sia stato chiamato da Diego Della Valle soltanto per rimettere a posto i conti e riportare la Fiorentina a una livello tecnico decisamente più basso, quello che secondo i Delle Valle compete a questa società per bacino d’utenza e fatturati. In una parola sola: ridimensionare.
Poi a noi sembra che Corvino abbia voluto addirittura strafare per far vedere ai proprietari della Fiorentina la sua bravura. Ha venduto tutto quello che c’era da vendere, si è liberato di tutti quelli che secondo lui avevano uno stipendio troppo alto in rapporto all’età o al rendimento, senza guardare in faccia a nessuno, né ai valori tecnici, né a quelli morali. Uno dopo l’altro sono stati venduti tutti, anche quelli come Borja e Gonzalo (tanto per fare due nomi) che magari a Firenze sarebbero stati volentieri. Borja c’è rimasto male e non perde occasione per rimarcarlo. Non se sia stato giusto o meno mandare via lo spagnolo dal punto di vista tecnico, si può discutere, sicuramente si è dato un altro colpo ai valori dell’attaccamento, della bandiera, dell’appartenenza che sono poi i valori dei tifosi. E anche qui credo sia stato fatto scientemente, per liberarsi di tutti quelli che in qualche modo potevano essere ingombranti, avere personalità e ascendente verso la piazza. E il sindaco "pesava" parecchio. Questa esternazione dello spagnolo ha fatto anche capire quali veleni ci fossero nello spogliatoio dell’anno scorso e poi qualcuno si chiede ancora come mai quel gruppo di grandi giocatori non sia andato in Europa. Tutti contro tutti, ormai dovrebbe essere chiarissimo.
Ma questa è acqua passata. Il problema è che questa rivoluzione, come già ampiamente sottolineato, ha guardato troppo alle cessioni, a fare cassa (e 110 milioni sono tanta roba) e si è curata poco, invece, della ricostruzione. Il lavoro in profondità, alla ricerca dei giocatori giusti a prezzo giusto, doveva cominciare a marzo. Invece c’è stato un ritardo su tutto, a cominciare dalla scelta dell’allenatore caduta su Pioli dopo i no di Giampaolo e Di Francesco, per finire a tanti, troppi giocatori presi solo nelle ultime due settimane di mercato.
E così siamo ai tempi nostri, con più di 70 milioni spesi per una squadra modesta, con evidenti lacune, con doppioni in certi ruoli, altri ruoli scoperti, che va in difficoltà se mancano Laurini e Thereau che non sono propriamente Gentile o Van Basten…
Cosa farà allora Pioli contro una Roma che in Champions ha dimostrato di essere in gran forma e di avere un gioco straordinariamente efficace? L’avevamo già vista in campionato, ma contro il Chelsea la Roma si è esaltata. Grande difesa, occupazione degli spazi, raddoppi e poi rapide verticalizzazioni su Dzeko o sugli esterni. Che fare contro una squadra così?
So che Pioli cambia malvolentieri e per certi versi ha ragione, so che i panchinari sono peggio dei titolari, ma qui siamo all’emergenza tattica. Non immagino Gaspar contro Perotti o contro El Shaarawy (lasciamo stare) e non so se sia producente spostare un pilastro con Pezzella dal centro della difesa a terzino destro (anche no) per inserire Vitor Hugo. Come non immagino un tridente con Chiesa, Simeone e l’impalpabile Gil Dias.
Ecco allora che mi permetto di suggerire (Pioli perdoni, mi diverto così. E mi dispiace se spesso ho ragione) un passaggio al 3-5-1-1 che ritengo obbligatorio per il momento della Fiorentina e avendo visto tutte le partite della Roma. Con la difesa a tre (Vitor Hugo, Astori, Pezzella) ci sarebbero possibilità per provare a ingabbiare Dzeko. A questo punto si può anche far giocare Bruno Gaspar sulla destra visto che si esprime meglio in fase di spinta e può andare a contrattaccare Kolarov, mentre a sinistra fra Biraghi e Olivera sinceramente cambia poco. A centrocampo il classico Benassi, Badelj e Veretout. Mentre in attacco avvicinerei Chiesa a Simeone chiedendo al baby Federico di aiutare Gaspar sulla fascia destra in fase di non possesso. Insomma, per me una sorta di 3-5-1-1, adesso palla a Pioli.
E’ chiaro che oltre al modulo saranno necessari una grinta e una concentrazione diversi da quelli visti a Crotone con la consapevolezza che per fare risultato con la Roma servirà una Fiorentina al di sopra delle sue possibilità. Non perdere servirebbe anche a ridare un minimo di positività a un ambiente depresso.
Abbandonati dai Della Valle, società in autogestione, con una campagna acquisti piena di scommesse e con poche certezze, i tifosi sono spaesati. Si aggrappano al lavoro di Pioli e alla squadra, ma non può bastare. Ieri nel giorno dell’allenamento aperto, nonostante la giornata di festa e i ragazzi a casa da scuola, il tempo stupendo, c’erano 5-600 spettatori. In altri tempi riempire la maratona era scontato. Ma la Fiorentina guida anche il triste elenco delle squadre di serie A che hanno perso più pubblico allo stadio, una media di quattromila assenze a partita. Numeri enormi a fronte di una crescita in quasi tutti gli stadi. Numeri che non so se i Della Valle e Corvino conoscono. Numeri che dovrebbero far riflettere. Ripeto e insisto: Firenze e i tifosi della Fiorentina, che vivono di passione vera, non meritano questo disamore.