FATEMI CAPIRE, Le tv: caro Galliani è un gran bordello
Caro Galliani, non so se mi spetta il privilegio di essere da te incluso tra i giornalisti da spiaggia che si permettono di criticare lo «spezzatino del calcio» per cui vi state battendo compatti, fiutando un’altra ondata di ricchezza. Qualora la risposta fosse positiva, tieni conto per la precisione che il mio mare non è baciato da spiagge di sabbia ma da alte scogliere di lava. Certo, dove c’è l’odore del business, vero o talvolta illusorio, tu sei in prima linea, smetti gli abiti del tifoso martire e santo: diventi un genio. E sei capace di trascinare la truppa, facendo di Matarrese un paladino della nuova frontiera e inducendo Cellino, che vive in Florida e ogni tanto irrompe dalle nostre parti, a dire: «Siamo con venti anni di ritardo».
Il mio articolo pubblicato ieri non mostrava stupore alcuno. Sono abituato a queste svolte di modernità pelosa. Sky vi chiede una programmazione su misura e voi gliela preparerete in una settimana. Lo spezzatino classico richiede in cucina tempi lunghi di cottura. Il vostro è già confezionato in buste di plastica. Pronti-via, dateci i soldi e fate del campionato quello che volete alle ore più comode per i clienti televisivi: dal pomeriggio di sabato sino alla sera del lunedì, con una domenica schizofrenica che offrirebbe appuntamenti alle 12 (sogno di Matarrese), alle 15, alle 18 e alle 20,30.
L’aggancio con quello che fanno all’estero, caro Adriano, sa di squallore intellettuale: copiare tutto ciò che fa comodo, senza approfondire e tener conto delle differenze ambientali e sociali. Esempio: applichiamo il modello inglese per la nostra violenza. Con quale polizia, con quale cultura dell’ordine pubblico, con quali giudici? In Germania, Inghilterra e Spagna gli stadi hanno una media-spettatori doppia della nostra.
Il legame pubblico-stadio non si è perso.
La tv è un di più. In Italia siamo ai minimi termini, caro Adriano. Non guardare la realtà solo dall’alto del tuo Milan. La serie A a venti squadre è una pena, ci vogliono acrobazie delle telecamere per nascondere certe tribune vuote.
Certo, non è facile rilanciare stadi di proprietà pubblica. Ma voi - dico la Lega - non avete fatto nulla per provarci. Anzi, lo stato penoso degli impianti vi serve come alibi per tutti gli spezzatini che portino denaro. Ecco l’innovazione sublime: infischiarsene degli stadi, dei valori sportivi e sociali che esprimono e fare del calcio un «reality» (parola che mi dà nausea) da vendere in tv a tutte le ore. E’ una scelta: basta dirlo. Permettimi di non condividerla pensando anche alle fasi cruciali del campionato quando si decide la lotta per scudetto, salvezza, Champions, Uefa. Chi gioca prima, chi dopo, chi a occhi chiusi, chi conosce il risultato della squadra rivale.
In Italia, patria del sospetto: ci pensi? Difendendo gli stadi e quel rimasuglio di valori sportivi che resiste nel calcio, a me sembra un gran bordello: ben remunerato, ma bordello. Tutto qui. Con amicizia.